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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 15:32.
Botta e risposta a distanza fra il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi (che scrive a Napolitano) e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Oggetto del contendere la mozione di sfiducia al ministro chiesta da Pd e Idv all'indomani del crollo della Domus dei gladiatori a Pompei. Mozione già calendarizzata che slitterà a gennaio per le ferie natalizie dei parlamentari. Il Quirinale a stretto giro fa sapere al ministro che destinatario della missiva deve essere il parlamento, dove è stata presentata la mozione di sfiducia e non il Colle.
Per Bondi Fini non sarebbe super partes nel suo ruolo istituzionale
In mattinata una nota del ministro, che ritiene di non meritare la mozione di sfiducia, annuncia che «in riferimento agli articoli pubblicati da alcuni quotidiani e alle agenzie di stampa che riferiscono di dichiarazioni pronunciate dall'onorevole Fini, il senatore Sandro Bondi, ministro dei Beni e delle attività culturali, ha indirizzato oggi una lettera al presidente della Repubblica». Alcuni quotidiani, scrive Bondi, «riferiscono di una riunione avvenuta ieri nello studio di Fini, nel corso della quale si sarebbe discusso del voto di sfiducia di Futuro e Libertà nei miei confronti. Se questa notizia fosse confermata, ci troveremmo di fronte al venir meno, in maniera plateale, del ruolo di garanzia istituzionale del Presidente della Camera e ad una abnorme commistione tra imparzialità del Presidente della Camera e leadership di un gruppo parlamentare».
Il portavoce di Fini respinge le accuse al mittente: la mozione è già calendarizzata
A stretto giro arriva la risposta del portavoce di Fini, Fabrizio Alfano. «Come noto, la mozione di sfiducia al ministro Bondi è già da tempo nel calendario dei lavori della Camera dei deputati. L'orientamento di voto sulla medesima è rimessa alle valutazioni dei singoli Gruppi parlamentari. Pertanto, il ministro della Cultura - anzichè rivolgersi al presidente della Repubblica - avrebbe potuto semplicemente chiedere al presidente Fini la veridicità delle dichiarazioni al medesimo attribuite oggi da alcuni quotidiani e ne avrebbe ricavato una netta smentita».