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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 15:40.
MOSCA - «Il posto di un ladro è la prigione». Ieri il verdetto su Mikhail Khodorkovskij era stato rinviato dal Tribunale di Mosca, oggi Vladimir Putin – citando un popolare film sovietico - ha anticipato la condanna. «Per un crimine simile – ha detto il primo ministro russo nel corso di una maratona televisiva – negli Stati Uniti Bernard Madoff ha avuto una condanna a 150 anni di prigione. Noi siamo molto più liberali». Khodorkovskij, il fondatore di Yukos in carcere dal 2005, rischia infatti di dover scontare altri sette anni, la conclusione di un secondo processo che lo accusa di aver sottratto alla propria compagnia tutto il petrolio estratto in sei anni. La lettura del verdetto è stata convenientemente rinviata al 27 dicembre, ma le parole di Putin in tv non lasciano dubbi sull'imminente scelta del giudice: «Dobbiamo partire dal fatto che il crimine di Khodorkovskij è stato provato in tribunale – ha detto Putin – è colpevole di furto». Impensabile immaginare un verdetto che lo sconfessi.
Paradossalmente Vadim Kljuvgant, uno degli avvocati di Khodorkovskij, ha rivolto «un grosso grazie» al premier: con il suo intervento «ha fatto in modo di mantenere su di noi l'attenzione del mondo», dimostrando nel modo più chiaro che quello contro Khodorkovskij è un processo voluto dall'alto. Ora i legali si rivolgeranno alla Corte europea dei diritti dell'uomo con la prova delle ingerenze politiche sul giudice.
La "Conversazione con Vladimir Putin" – in realtà un lunghissimo monologo del primo ministro in collegamento con varie zone del paese – dà al vero leader del paese la possibilità di dimostrare tutti i lati positivi dell'azione di governo, un confronto a distanza con il presidente Dmitrij Medvedev, che Putin ha nominato solo di sfuggita. È stata anche l'occasione per commentare gli scontri di questi ultimi giorni tra nazionalisti e caucasici, scintille che rischiano di incendiare la Russia. «Bisogna stroncare ogni estremismo sul nascere», ha detto Putin, ricordando che in Russia non esiste una nazionalità caucasica, ma diversi abitanti di un unico paese.