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Casini avverte Berlusconi: l'unità dei moderati non si fa con gli slogan

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2010 alle ore 15:05.

Sarebbe quasi tentato di rompere il suo fioretto: l'impegno a non polemizzare con Silvio Berlusconi dopo il battesimo del polo della nazione. Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, però, preferisce rigare dritto. Ma una battuta all'indirizzo del Cavaliere, che ha apostrofato lui e l'ex leader di An come «Cip e Ciop», se la lascia comunque scappare. «Adesso io e Fini siamo Cip e Ciop, quando facemmo la campagna elettorale a tre punte con Berlusconi eravamo Qui, Quo e Qua».

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Così la conferenza stampa convocata dall'Udc a Montecitorio, per presentare una proposta di legge sulle famiglie, diventa un piccolo show del numero uno centrista. Che, al premier impegnato nella costruzione del grande rassemblement dei moderati , replica così. «Rispetto le cose che dice - aggiunge Casini - ma l'unità dei moderati non si crea su appelli e slogan ma sui fatti. Noi lavoriamo sui fatti». E comunque assicura il leader dei centristi «gli appelli che vengono da una parte e dall'altra non ci interessano per la semplice ragione che non siamo sul mercato: abbiamo le nostre idee e siamo impegnati a sviluppare un'altra idea dell'Italia e del paese».

Insomma, il nascente polo della nazione prova a serrare i ranghi per evitare nuove fuoriuscite da Fli e dall'Udc strette dal pressing del premier e dei suoi. Ma i nodi del nuovo asse Casini-Fini-Rutelli stanno venendo via via al pettine. A cominciare dal delicatissimo tassello dei temi etici. Casini sa bene che il terzo polo non piace oltretevere e dalle pagine di Avvenire, organo dei vescovi, è arrivato un segnale chiarissimo di non gradimento, legato soprattutto alla storia politica di Fini e alle posizioni assunte su alcune questioni cruciali per la Chiesa. Così il numero uno centrista prova a rasserenare gli animi. «Le alleanze politiche si creano su questioni importanti. Uno dei grandi capitoli per noi cattolici sono i valori indisponibili, la difesa della vita, ma sono valori che tagliano trasversalmente tutte le forze in campo e su questi valori chiediamo un voto unitario di tutti i cattolici del Parlamento».

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Tags Correlati: AN | Benedetto Della Vedova | Così | Enzo Carra | Francesco Rutelli | Giorgio La Malfa | Italia | La Margherita | Lega | Luciana Sbarbati | Massimo Donaddio | Montecitorio | Partiti politici | Pd | PDL | Pier Ferdinando Casini | Silvio Berlusconi | Udc

 

Casini sa bene però che proprio su questi valori la distanza da Fini e da alcuni parlamentari di Fli, come pure da laici convinti come Giorgio La Malfa, è davvero inconciliabile. E non è un caso che oggi, dalle pagine del Corriere, uno dei suoi uomini, Enzo Carra, abbia lanciato un chiaro avviso ai naviganti. «Sui temi etici sono uscito dal Pd per questo devo chiarire anticipatamente che io e Benedetto Della Vedova non possiamo stare dalla stessa parte». Piccole scintille, dunque. Che però restituiscono il senso della difficile coabitazione tra le diverse sensibilità del polo della nazione.

L'altro nodo è poi quello della leadership. Ma Casini, malgrado i tentativi dei cronisti di farlo sbilanciare, resta abbottonatissimo. «Noi stiamo costruendo un disegno politico. Quando ci saranno le elezioni vi faremo sapere chi sarà il leader della coalizione». Una prudenza quantomai necessaria viste le perplessità di alcuni moderati di Fli rispetto all'alleanza di Fini con Casini e Rutelli. Non è infatti solo Silvano Moffa, ormai migrato nel gruppo misto, a guardare con sospetto all'operazione. Altri moderati di Fli temono infatti che il nuovo asse finisca per essere a trazione centrista. E soprattutto ritengono che la presenza di figure come Francesco Rutelli (uno dei cofondatori del Pd ed ex leader della Margherita) o dei repubblicani Giorgio La Malfa o Luciana Sbarbati, sia incompatibile con l'idea di proporsi come un centrodestra alternativo a Pdl e Lega. Senza contare, poi, il fatto che, guardando ai possibili cartelli elettorali in vista di un voto anticipato, i moderati di Fli hanno già posto il loro veto a qualsiasi accordo con i democratici.

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