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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2010 alle ore 16:18.
Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, ha firmato un contratto da 1,2 milioni di euro per scrivere la sua autobiagrafia; 800mila dollari (600mila euro) arrivano dall'editore americano Alfred A. Knopf, 325.000 sterline (380mila euro) dal britannico Canongate e da altri piccoli e medi editori gli altri 220mila euro. Il libro uscirà nella prossima primavera e sarà distribuito in Italia da Feltrinelli.
Il 39enne australiano ha spiegato oggi in un'intervista al Sunday Times che non avrebbe voluto scrivere un libro sulla propria vita, ma ha bisogno di soldi per difendersi dall'accusa di violenza sessuale in Svezia. «Ho già speso 200.000 sterline per le spese legali – ha raccontato alla rivista inglese - e devo difendermi e proteggere Wikileaks».
Attualmente Assange si trova in libertà vigilata Inghilterra in attesa dell'udienza dell'11 gennaio sulla richiesta di estradizione avanzata dalla Svezia. Intanto le rivelazioni di Wikileaks continuano a scuotere la diplomazia mondiale, oggi è toccato alla Spagna.
La Spagna chiede aiuto alla Cia.
Il quotidiano El Paìs, citando file di Wikileaks, afferma che il governo spagnolo ha chiesto aiuto alla Cia per fermare la costruzione di una fabbrica spagnola per la produzione di acido nitrico in Libia. Secondo fonti dell'azienda interessata, la Espindesa filiale del gruppo Tecnicas Reunidas, all'origine della mancata autorizzazione ci furono gli attentati dell'11 settembre 2001 e con la motivazione che la fabbrica potesse essere utilizzata dai libici per produrre combustibile destinato ai missili Scud.
La vicenda ebbe inizio nel 2000 quando Tecnicas Reunidas ottenne un contratto da 8,5 milioni di dollari per la costruzione della fabbrica chimica nel Paese guidato dal colonnello Gheddafi. Il 23 settembre 2001 i macchinari necessari alla costruzione per l'impianto erano pronti per partire verso le coste africane, ma l'attacco alle torri gemelle di pochi giorni dopo cambiò tutto e il timore che la tecnologia destinata alla fabbrica spagnola venisse utilizzata a scopi militari bloccò il progetto: il governo spagnolo negò la costruzione degli impianti per i successivi tre anni e i macchinari in partenza per la Libia rimasero in deposito a Valencia.