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Giovani protagonisti nel messaggio di Napolitano. Ecco le parole più usate nei discorsi di fine anno

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2010 alle ore 20:38.

«Non vi stupirete, credo, se dedico questo messaggio ai più giovani che vedono avvicinarsi il momento delle scelte e cercano la loro strada perché i problemi che essi sentono e si pongono per il loro futuro e sono gli stessi che si pongono per il futuro dell'Italia». Così il capo dello Stato,Giorgio Napolitano, ha aperto il suo messaggio di fine anno agli italiani.

«Nel discorso alle alte magistrature dello Stato (il 20 dicembre scorso, ndr) - prosegue Napolitano - ho espresso la mia preoccupazione per il malessere giovanile e per il distacco allarmante tra la politica,tra le stesse istituzioni democratiche e la società, le forze sociali, in particolare le giovani generazioni». Ribadisco, è il monito del capo dello Stato, «solo l'esigenza di uno spirito di condivisione - da parte delle forze politiche e sociali - delle sfide che attendono l'Italia e l'esigenza di un salto di qualità della politca essendone in gioco la dignità, la moralità e la capacità di offrire un riferimento e una guida».

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La politica siete anche voi
Il capo dello stato si è quindi rivolto con tono accorato agli italiani ricordando loro l'importanza di fornire un contributo attivo alla maturazione della politica. «Voi che mi ascoltate non siete semplici spettatori, perché la politica siete anche voi, in quanto potete animarla e rinnovarla con le vostre sollecitazioni e i vostri comportamenti, partendo dalle situazioni che concretamente vivete, dai problemi che vi premono».

La crisi non ci paralizzi
Quindi il presidente della Repubblica ha invitato ad affrontare con coraggio la difficile congiuntura. «Siamo stati anche nel corso di quest'anno 2010 dominati dalle condizioni di ersistente crisi e incertezza dell'economia e del tessuto sociale, e ormai da qualche tempo si è diffusa l'ansia del non poterci più aspettare - nella parte del mondo in cui viviamo - un ulteriore avanzamento e progresso di generazione in generazione come nel passato. Ma non possiamo farci paralizzare da quest'ansia: non potete farvene paralizzare voi giovani».

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Senza un futuro ai giovani è in scacco la democrazia
Quei giovani, ha aggiunto Napolitano, su cui non si può scaricare il peso del debito pubblico. «Nelle condizioni dell'Europa - spiega Napolitano - e del mondo di oggi e di domani, non si hanno certezze e nemmeno prospettive tranquillizzanti per le nuove generazioni se vacilla la nostra capacità individuale e collettiva di superare le prove che già ci incalzano. Tanto meno, ho detto, si può aspirare a certezze che siano garantite dallo Stato a prezzo del trascinarsi o dell'aggravarsi di un abnorme debito pubblico. Quel peso non possiamo lasciarlo sulle spalle delle generazioni future senza macchiarci di una vera e propria colpa storica e morale». Ai giovani, ha poi aggiunto il capo dello Stato, dobbiamo offrire risposte e prospettive concrete. «Se non apriamo a questi ragazzi nuove possibilità di occupazione - prosegue Napolitano - e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia : ed è in scacco la democrazia». Occorre, dunque, è il ragionamento di Napolitano, «investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità. Che questa sia la strada giusta - dice - ho potuto verificarlo in tante occasioni». Giovani che il presidente ha invitato a non cedere «alla tentazione fuorviante e perdente del ricorso alla violenza».

Serve slancio per un mondo più giusto
Napolitano ha poi chiesto che non si perda lo slancio verso un «mondo globale più giusto, più comprensivo dell'apporto di tutti e più riconciliato nella pace». Siamo tutti chiamati, prosegue il capo dello Stato, «a far fronte ancora alla sfida della pace, sempre messa a dura prova da persistenti e ricorrenti conflitti e da cieche trame terroristiche : della pace e della sicurezza collettiva, che esigono tra l'altro una nuova assunzione di responsabilità nella Comunità Internazionale da parte delle grandi potenze emergenti».

Europa agisca unita per superare attacco all'euro
L'Europa deve essere in grado di «agire davvero come Unione», ha quindi proseguito Napolitano, «ricca della sua pluralità, e forte di istituzioni che sempre meglio le consentano di agire all'unisono, di integrarsi più decisamente». «Solo così - osserva - si potrà non solo superare l'attacco all'Euro e una insidiosa crisi finanziaria nell'Eurozona, ma aprire una nuova prospettiva di sviluppo dell'economia e dell'occupazione nel nostro continente, ed evitare il rischio della sua irrilevanza o marginalità in un mondo globale che cresca lontano da noi».

Per attuazione ddl Gelmini è necessario il confronto
Napolitano ha poi sottolineato che il paese non deve sfuggire agli imperativi sia della sostenibilità della finanza pubblica che della produttività e competitività dell'economia e più in generale del sistema paese. Quanto alle sfide che attendono l'Italia il presidente della Repubblica ha usato parole molto chiare. «Affrontare il problema della riduzione del debito pubblico e della spesa corrente, così come mettere mano a una profonda riforma fiscale, vuol dire compiere scelte significative anche se difficili». Il capo dello stato è inoltre tornato sul ddl Gelmini appena promulgato per sottolineare alcuni aspetti. «Una legge il cui processo attuativo - colgo l'occasione per dirlo a coloro che l'hanno contestata - consentirà ulteriori confronti in vista di più condivise soluzioni specifiche, e potrà essere integrato da nuove decisioni come quelle auspicate dallo stesso Senato».

Individuare priorità per crescita Italia
«Occorre in generale individuare priorità - ha quindi aggiunto Napolitano - che siano riferibili quella strategia di più sostenuta crescita economico-sociale che per l'Italia è divenuta - dopo un decennio di crescita bassa e squilibrata - condizione tassativa per combattere il rischio del declino anche all'interno dell'Unione Europea». Il capo dello Stato ha poi indicato alcune delle risposte da approntare rapidamente. «Abbiamo bisogno - ha detto - non solo di investimenti pubblici nella ricerca e nell'innovazione». Reggere la competizione in Europa e nel mondo, ha aggiunto, «accrescere la competitività del sistema-paese, comporta per l'Italia il superamento di molti ritardi, di evidenti fragilità, comporta lo scioglimento di molti nodi, riconducibili a riforme finora mancate. E richiede coraggio politico e sociale».

Celebrare 150 anni dell'Unità d'Italia non è rito retorico
Il presidente è quindi tornato sui festeggiamenti per i 150 anni d'Italia. «Celebrare quell'anniversario, come abbiamo cominciato a fare e ancor più faremo nel 2011, non è un rito retorico. Non possiamo come Nazione pensare il futuro senza memoria e coscienza del passato. Ci serve, ci aiuta, ripercorrere nelle sue asprezze e contraddizioni il cammino che ci portò nel 1861 a diventare Stato nazionale unitario, ed egualmente il cammino che abbiamo successivamente battuto, anche fra tragedie sanguinose ed eventi altamente drammatici».

A Napoli istituzioni facciano la loro parte
Infine il capo dello Stato ha rivolto un pensiero affettuoso a Napoli, alle prese con l'emergenza rifiuti. «Faccia anche a Napoli la sua parte ogni istituzione, ogni cittadino, nello spirito di un impegno comune, senza cedere al fatalismo e senza tirarsi indietro».

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