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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2011 alle ore 21:37.
Ha denigrato con accuse infondate il sostituto procuratore di Milano Fabio De Pasquale, pm del processo Mills, ma anche la magistratura nel suo complesso, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando il 3 ottobre dell'anno scorso parlò dell'esistenza di un'«associazione a delinquere» tra le toghe e definì «famigerato» il magistrato milanese. È quanto sostiene - a quanto si è appreso - la Prima Commissione del Csm nella proposta di risoluzione con cui ha concluso la pratica a tutela di De Pasquale, e che è stata approvata a maggioranza, con il voto contrario del laico della Lega Matteo Brigandi.
Un mese fa avevano rinviato il voto aderendo all'invito del capo dello Stato ad evitare «tensioni» in una «delicatissima» fase istituzionale. Oggi i componenti della Prima Commissione del Csm hanno dato il via libera a maggioranza alla proposta di risoluzione che chiude la pratica a tutela del pm del processo Mills Fabio De Pasquale, definito «famigerato» dal presidente del Consiglio nel famoso intervento alla festa del Pdl a Milano dell'ottobre scorso in cui parlò anche dell'esistenza di un'associazione a delinquere in magistratura.
Un documento che - a quanto si è appreso - sostiene che Berlusconi con le sue affermazioni ha denigrato non solo il pm milanese ma la magistratura nel suo complesso, e che arriva in un momento ancora molto delicato: alla vigilia della udienza pubblica della Consulta sul legittimo impedimento, che deciderà la sorte dei processi a carico del premier, a cominciare dal Mills. Contro la proposta di risoluzione ha votato il laico della Lega Matteo Brigandì che ha presentato un documento alternativo, in cui mette in discussione l'istituto stesso delle pratiche a tutela, come aveva già fatto con il suo gruppo in una nota indirizzata al capo dello Stato.
La pratica a tutela di De Pasquale era stata aperta il 18 ottobre scorso su richiesta di tutti i consiglieri togati e del laico del Pd Glauco Giostra: le «gravissime» dichiarazioni del presidente del Consiglio «minano la credibilità delle istituzioni e rischiano di delegittimare la magistratura tutta», scrissero allora i promotori dell'iniziativa. Un giudizio che la Prima Commissione sembra ora sottoscrivere. In quel suo intervento pubblico Berlusconi non solo definì «famigerato» De Pasquale, e parlò di «un'associazione a delinquere» nella magistratura, ma mise in evidenza che «tre diversi collegi» avevano avallato la tesi del pm del processo Mills dimostrando quindi che «c'è un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sovvertire il risultato delle elezioni».Inoltre il premier rilevò che De Pasquale era «lo stesso pm che disse a Cagliari (imprenditore coinvolto in Tangentopoli morto suicida ndr.) che il giorno dopo l'avrebbe messo in libertà e poi è andato in vacanza e il giorno dopo Cagliari si è tolto la vita».