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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2011 alle ore 09:10.
«Euro? Non ora, grazie», risponde Andrzej mentre attende il tram davanti alla stazione centrale poco distante dal tetro Palazzo della Cultura, dono di Stalin ai polacchi ai tempi del Patto di Varsavia. L'opinione di Andrzej è condivisa da Ewa, giovane donna con carrozzina al seguito, che sta andando a fare shopping tra mille luminarie a forma di palma nel nuovo Mall sorto come un fungo a fianco dell'hotel Marriott.
L'euro può attendere, dicono in maggioranza i polacchi, d'accordo con il ministro delle Finanze Jacek Rostowski che il 6 gennaio scorso ha dichiarato a Parigi che la Polonia non adotterà l'euro fino quando l'Eurozona non risolverà alcuni dei suoi problemi attuali. Insomma non c'è fretta a Varsavia che ora ricorda con malcelata soddisfazione come due anni fa erano proprio gli europei dell'Ovest a dire di avere pazienza ai polacchi che mordevano il freno ed erano visti come i parenti poveri in cerca di aiuto. «È certo che i paesi della moneta unica devono affrontare e superare alcuni dei problemi che attraversano prima che noi polacchi prendiamo questa decisione», ha detto Rostowski al convegno organizzato dal governo francese sull'economia europea e la sua governance.
Che succede, dunque? Dopo la crisi greca e irlandese l'euro non piace più sulle rive della Vistola? Dariusz Chorylo, responsabile per le relazioni con gli investitori di Bank Pekao Sa del Gruppo UniCredit non ha dubbi: il 2016 e non più il 2012 sarà l'anno del potenziale ingresso della Polonia nell'euro mentre altri analisti di banche d'affari, meno ottimisti, spostano la data al 2018-19: in ogni caso oggi non c'è fretta di entrare nel club dell'euro visto il miracolo economico che si sta rafforzando a Varsavia: l'economia polacca è cresciuta del 3,9% nel 2010 e correrà del 4,4% nel 2011, l'inflazione è al 3,1% e la Banca centrale si dice che sarà costretta a breve addirittura ad alzare di 25 punti base il tasso ora al 3,5 per cento. «A quel punto lo zloty - dice Magdalena Polan di Goldman Sachs – si apprezzerà ma solo a un passo graduale».
«Tre i motivi di questo miracolo sulla Vistola», dice Michal Wrzesinski, docente di economia alla Warsaw School of Economics. «La prima sono i consumi interni di 40 milioni di polacchi che nonostante la crisi economica hanno continuato ad acquistare ma senza problemi di indebitamento tossico, visto che il tasso di mancato pagamento della rata dei mutui è solo dell'uno per cento, il più basso in Europa; la seconda ragione del boom è l'export che grazie alla ripresa della Germania è tornato a correre; la terza sono gli investimenti, tra cui i 67 miliardi di fondi strutturali europei e gli investimenti diretti stranieri che hanno toccato i 10 miliardi di euro nel 2010 e si stima raggiungano i 12,7 quest'anno».