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Già spariti i poster di Ben Ali dalle strade di Tunisi. Riaperto lo spazio aereo. Elezioni entro 60 giorni

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2011 alle ore 12:20.

La Tunisia ha riaperto tutti gli aeroporti e lo spazio aereo, chiusi dai militari venerdì pomeriggio, dopo la fuga all'estero del presidente Zine Al Abidin Ben Ali Ben Ali, che si è rifugiato in Arabia Saudita. Nel frattempo, il presidente del Parlamento tunisino, Fouad Mebazaa, è stato proclamato presidente ad interim della Tunisia, sancendo la definitiva destituzione di Ben Ali. Si voterà entro 60 giorni.

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Nella sua prima apparizione pubblica televisiva come presidente, Mebazaa ha assicurato che «nessuno sarà escluso» dal processo politico e che il prossimo esecutivo sarà un «governo di unità nazionale» che «rispetterà la costituzione» ed ha intanto incaricato il primo ministro Mohammed Ghannouchi di formare un nuovo esecutivo. Il leader del Partito democratico progressista (Pdp) all' opposizione in Tunisia, Mohammed Nejib Chebbi,ha confermato che il premier gli ha offerto di entrare nel governo di unità nazionale. Nel frattempo, il presidente del Parlamento tunisino, Fouad Mebazaa, è stato proclamato presidente ad interim della Tunisia, sancendo la definitiva destituzione di Ben Ali. Il testo del decreto, pubblicato dall'agenzia di stampa Tap e ripreso dalla televisione di Stato, stabilisce che la Presidenza della Repubblica è «vacante» e nomina presidente ad interim il presidente del Parlamento e non il primo ministro. In un primo momento, invece, l'incarico era stato assunto dal premier Mohamed Gannouchi, nelle stesse ore in cui Ben Ali riparava all'estero. Il Consiglio ha inoltre disposto che, in base alla Costituzione, le elezioni presidenziali si tengano entro 60 giorni, e non nel 2014 come già previsto.

Leader dell'opposizione pronti a collaborare
Dopo la partenza del capo dello Stato, il Primo ministro uscente, Mohammed Ghannouchi, ha annunciato alla televisione che assumeva l'interim della presidenza fino a nuovo ordine in virtù di un decreto firmato dallo stesso Ben Ali. Due leader dell'opposizione - Mustapha Ben Jaafar, capo del Forum democratico per il lavoro e le libertà (Fdtl), e Néjib Chebbi, capo storico del Partito democratico progressista (Pdp) - hanno dichiarato di essere pronti a collaborare con Ghannouchi.

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Le condizioni di Riad per ospitare il rais
A tre condizioni l'Arabia Saudita ha deciso questa notte di dare asilo temporaneo al presidente tunisino Ben Ali e alla sua famiglia in fuga dal suo Paese. Lo riferiscono «fonti governative di Riad» citate dal portale di notizie saudita Elaph. La prima condizione imposta dai sauditi a Ben Ali e ai suoi familiari, atterrati all'aeroporto di Gedda attorno all'una e mezzo italiana, è che durante il loro soggiorno non svolgano alcun tipo di attività o consultazione politica. La seconda condizione è che non trasferiscano alcuna somma di denaro nel regno del Golfo, mentre la terza è che non rilascino alcuna intervista giornalistica e che comunque non prendano nessun tipo di contatto con mezzi d'informazione arabi o stranieri.

Presi d'assalto i supermercati
Numerosi negozi con le insegne francesi Carrefour e Casino ai quali è associato il clan del presidente destituito, sono stati presi d'assalto negli ultimi giorni. Per quanto riguarda l'identità dei saccheggiatori, alcuni sostengono che si tratti di miliziani legati al clan del presidente in fuga, altri di comuni prigionieri evasi dalle carceri, altri puntano il dito contro degli elementi della polizia.

Evasione di massa da carcere di Mahdia
Sono almeno 42 i morti accertati, più 15 ustionati, tra i detenuti del carcere di Mahdia, nel nord-est della Tunisia, in seguito a un incendio che ha permesso un'evasione di massa. Le fiamme, probabilmente dolose, hanno avvolto il penitenziario della città 140 chilometri a sud di Tunisi e una trentina a nord di Monastir. Molti reclusi ne hanno approfittato per tentare la fuga ma alcuni sono periti tra le fiamme mentre i più sono stati abbattuti dai colpi di arma da fuoco sparati dalle guardie per fermarli. «Tutti gli altri», stando a diversi testimoni oculari, sarebbero riusciti a fuggire.

Scomparse le gigantografie di Ben Ali a Tunisi
Il nuovo ordine regna sovrano a Tunisi, garantito da blindati, carri armati e filo spinato. In poche ore le gigantografie dell'ex presidente Ben Ali sono scomparse dai muri della città, senza clamore. Solo qualche negoziante ancora incerto sul futuro del paese continua a esporre i ritratti del padre padrone della Tunisia, che ora nessuno sembra mai avere veramente amato.

Dove non sono presenti le forze dell'ordine sono i cittadini che fanno la vigilanza al quartiere. La popolazione estremamente diffidente nei confronti della polizia, è invece più amichevole con i soldati che si sarebbero rifiutati di sparare sulla popolazione durante le manifestazioni. Intere famiglie, giovani e donne si fanno fotografare di fronte ai carri armati.

Parigi e Washington
Parigi ha preso "atto della transizione costituzionale" in Tunisia. Il presidente Nicolas Sarkozy ha convocato per oggi alle 12 all'Eliseo una riunione interministeriale sulla crisi politica in Tunisia. Il presidente Barack Obama ha plaudito al "coraggio e alla dignità" del popolo tunisino e ha invocato, come Londra, elezioni "libere e giuste" in "un prossimo futuro", mentre l'Unione europea si pronunciava per una soluzione democratica "duratura". Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha auspicato una "soluzione democratica" e "pacifica" della crisi.

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