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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 08:11.
Nessun plebiscito a favore dell'accordo siglato da Sergio Marchionne e da tutte le sigle sindacali, ad eccezione della Fiom-Cgil. Ma, ancora una volta, nella storia della Fiat la strada della modernizzazione e del rifiuto dell'antagonismo è tracciata dagli impiegati.
Al referendum di Mirafiori, dopo un lungo testa a testa fra gli operai, divisi da soli 9 voti (2.315 si contro 2.306 no), a risultare decisivo è stato il seggio 5, quello appunto degli impiegati. Su 440 voti validi, 420 sono stati per il sì. Alla fine, in tutto si sono contati 2.735 sì (54%) e 2.325 no (46%).
Dunque, con una scarto che diversi osservatori hanno giudicato inferiore rispetto alle attese l'accordo per i nuovi investimenti a Mirafiori, con la costituzione della newco Fiat-Chrysler, è stato approvato dai lavoratori.
Management e proprietà, ieri mattina, sono intervenuti. «I lavoratori – ha detto l'amministratore delegato Sergio Marchionne – hanno scelto di prendere in mano il loro destino, di assumersi la responsabilità di compiere una svolta storica e di diventare gli artefici di qualcosa di nuovo e di importante. In un paese come l'Italia, che è sempre stato legato al passato e restio al cambiamento, e il referendum di ieri in parte lo ha dimostrato, la scelta di chi ha votato sì è stata lungimirante».
Ha aggiunto il presidente della Fiat e di Exor, John Elkann: «Sono grato a chi ha avuto fiducia nel futuro e nella Fiat. La loro scelta apre nuove prospettive per tutte le donne e gli uomini che lavorano in fabbrica a Mirafiori. Ha prevalso la volontà di essere ancora in gioco: dimostreremo che in Italia è ancora possibile costruire grandi automobili capaci di farsi apprezzare nel mondo. Ora bisogna archiviare le polemiche e le contrapposizioni, affrontando le sfide che abbiamo davanti in modo costruttivo. Per parte mia, ribadisco il pieno e convinto sostegno della mia famiglia».
In realtà, sul tema della contrapposizione la Fiom di Torino sembra poco propensa ad abbassare i toni. Nella sede di Via Sacra San Michele 31, dove c'è anche la redazione di quanto resta di «Nuova Società», la raffinata rivista diretta da Saverio Vertone nella seconda metà degli anni Settanta, il responsabile nazionale dell'auto, Giorgio Airaudo, ha ironizzato: «Marchionne ha un problema perché in sette mesi, dal referendum di Pomigliano a quello di Mirafiori, il no al suo progetto ha guadagnato dieci punti. Non è poco». E, in merito alla tipologia degli impiegati delle Carrozzerie, ha aggiunto: «L'amministratore delegato è stato salvato dai suoi uomini. Non sono colletti bianchi, ma capi della gerarchia più stretta, alcuni della tecnostruttura del Personale e altri amministrativi e tecnologi. Gli operai, invece, sono stati con noi».