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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 19:30.
Berlusconi torna all'attacco contro le accuse di concussione e di prostituzione minorile avanzate dai pm di Milano. «Le violazioni di legge che sono state commesse in queste indagini - ha detto il premier in un video messaggio aipromotori della Libertà - sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non raccontarvele». «Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura da gennaio 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e quanto tempo vi rimanevano. Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra».
Terzo polo e Pd chiedono le dimissioni
Il testo del video messaggio di Berlusconi
La strategia difensiva del Cavaliere (di Celestina Dominelli)
La giunta della Camera rinvia l'esame degli atti (di Marco Ludovico)
Nella mia casa svolgo da sempre funzioni di governo
«Nella mia casa - ha proseguito il premier - da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera sin dal 2004, e la violazione che è stata compiuta è particolarmente grave perché va contro i più elementari princìpi costituzionali. Ma questo comportamento è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di privacy. Sappiate che la procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicembre scorso, guarda caso appena sette giorni dopo il voto di fiducia del parlamento, e quindi tutte le indagini precedenti erano formalmente rivolte verso altri ma sostanzialmente tenevano sotto controllo proprio la mia abitazione e la mia persona»
I magistrati non hanno rispettato la legge
Secondo il premier poi «come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall'inizio delle indagini la procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l'unico competente per tutte queste vicende» Di qui l'affondo ai magistrati milanesi: «È gravissimo che la procura voglia continuare a indagare pur non essendo legittimata a farlo. Tra l'altro la procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni».