Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 17:15.
«Nubi ancora una volta preoccupanti si addensano sul nostro Paese». Sono le parole scelte dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione pronunciata per l'avvio del Consiglio Episcopale Permanente in corso ad Ancona. Bagnasco è tornato sulla situazione dell'Italia, descrivendo una sensazione di «spaesamento». «Dalla situazione presente, comunque si chiariranno le cose - ha detto - nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore. Troppi oggi - seppur ciascuno a modo suo - contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione. E questo potrebbe lasciare nell'animo collettivo segni anche profondi, se non vere e proprie ferite».
«La comunità nazionale - ha aggiunto - ha indubbiamente una propria robustezza e non si lascia facilmente incantare né distrarre dai propri compiti quotidiani. Tuttavia, è possibile che taluni sottili veleni si insinuino nelle psicologie come nelle relazioni, e in tal modo - Dio non voglia! - si affermino modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi. Forse che questo - si chiede Bagnasco - non sarebbe un attentato grave alla coesione sociale?». L'invito è quindi a «fermarsi tutti, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate, dando ascolto alla voce del paese.
Il presidente della Cei è tornato a citare l'articolo 54 della Costituzione, come aveva fatto nella Prolusione al Consiglio Permanente del 21-24 settembre 2009. «Come ho già avuto modo di dire - ha ribadito - chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda».
«La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale», ha detto Bagnasco riferendosi, pur senza citarli direttamente, alle vicenda che agitano lo scenario politico e allo stesso caso Ruby. «La vita di una democrazia - ha aggiunto il porporato - si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative».