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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 14:45.
Come ogni soap opera che si rispetti, la locandina è melodrammatica: il protagonista, Silvio Berlusconi, è «prigioniero del mondo che lui stesso ha creato»; la donna dello scandalo, Ruby Rubacuori, ha un soprannome adatto alla parte e recita il copione strappalacrime con frasi del tipo «Ho inventato una vita parallela». Il New York Times si è inventato questa vignetta-poster per corredare l’articolo sul caso Ruby – intitolato «Surreale: una soap opera con Berlusconi» - in cui si racconta l’apparizione televisiva della «bellissima ballerina da nightclub18enne» Karima el Mahroug al programma di Alfonso Signorini su Canale 5, Kalispera.
La performance di Ruby, scrive Rachel Donadio, è stata «l’ultima puntata di una tragicommedia surreale e molto italiana che mescola fatti e finzione, realtà e reality tv, in una terra in cui il confine tra apparenza e realtà è stato a lungo confuso, dentro e fuori la politica». Il Nyt riferisce della testimonianza di Ruby, che ha raccontato di non aver mai avuto rapporti sessuali con il premier.
L’indagine in corso– prosegue il Nyt - è l’ultimo episodio di un melodramma in onda da 17 anni, recitato da Berlusconi di fronte a un’audience «plasmata dalla cultura televisiva sensazionalistica» che lui ha contribuito a creare con la principale emittente privata italiana. «Oggi, la tensione drammatica sale». E Berlusconi sembra «sempre meno il leader di un Paese europeo occidentale e sempre più un personaggio di un dramma di fine impero romano, i cui attori sembrano ormai aver perso il controllo del loro destino».
Il New York Times pone la domanda che si fanno in molti, in Italia e all’estero: com’è possibile che Berlusconi sia ancora al potere? «La risposta è semplice: la politica». Secondo il Nyt «un numero crescente di italiani cambierebbero canale se ci fosse un’alternativa», ma la sinistra è debole e il centro sfocato. Per ora, il primo ministro ha una maggioranza parlamentare, anche se di stretta misura. Il suo destino è in mano alla Lega Nord, «sempre più irrequieta» e «nessuno ha escluso elezioni anticipate».
Ci sono anche spiegazioni più complesse. In Italia c'è ormai una «cultura della sopravvivenza» dove per sopravvivere ci si aggrappa a un collaudato meccanismo, «la rassegnazione fatalistica”. E’ una terra dove i legami familiari e di conoscenze «come nei tempi feudali, contano di più del merito o della posizione»: e in una società clientelare, Berlusconi rimane il più grande “protettore”. E’ un Paese con una radicata cultura cattolica del perdono. D’altra parte non esiste in Italiano – nota il Nyt - una parola equivalente all’inglese “accountability”: il termine più vicino, «responsabilità», non contiene il concetto che le azioni comportano conseguenze.