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Veltroni al Lingotto per parlare all'Italia. Bersani proverà a convincerlo per ricompattare il Pd

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 19:13.

Poteva essere la Torino del divorzio, con la frattura definitiva in casa del Pd tra il blocco che ruota attorno al segretario Pierluigi Bersani e la minoranza di Walter Veltroni e Beppe Fioroni. Invece l'appuntamento di sabato al Lingotto, nella stessa sala gialla che nel giugno 2007 segnò l'ascesa di Veltroni nel Pd e la sua candidatura a premier (guarda l'intervento dell'ex segretario nel 2007), servirà ai democratici per ricompattarsi. O quantomeno provare a farlo dopo gli scontri degli ultimi mesi culminati nell'infuocata direzione del 13 gennaio scorso dove i veltroniani arrivarono a minacciare la scissione.

«Fare un'Italia nuova è la missione del Pd»: il manifesto di Veltroni dal Lingotto il 27 giugno 2007 (di Riccardo Barlaam)

Bersani: il Lingotto non sarà un'alternativa
Ora gli attriti sono stati archiviati e alla convention organizzata dall'ex sindaco di Roma ci sarà quasi tutto il gotha del partito. Ci sarà soprattutto Pierluigi Bersani che negli ultimi giorni ha usato toni assai morbidi nei confronti dell'ex segretario. «Non credo che il Lingotto rappresenterà un'alternativa, non è questo il clima. Alla fine io, Veltroni e gli altri parleremo di Italia non ci guarderemo la punta delle scarpe perché sarebbe da irresponsabili». Poche parole che fanno intuire la scelta di accantonare, almeno per ora, le divisioni interne per cercare di sfruttare al meglio le difficoltà della maggioranza innescate dallo scandalo Ruby. La cui escalation riapre la porta alle elezioni anticipate ma anche a possibili governissimi per stringere all'angolo il Cavaliere.

La proposta di Chiamparino
Non a caso il Pd ha provato anche venerdì a lanciare nuovamente l'amo nel campo avversario con un chiarissimo appello alla Lega formulato dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Che ha invitato il Carroccio a mollare il premier per dar vita a un governo di scopo con Pd e terzo polo in grado di portare a casa il federalismo. Ma l'appello del sindaco è rimasto quasi lettera morta strozzando le residue speranze di Bersani che continua ancora a coltivare l'idea di un'alleanza con Fini e Casini per mandare a casa Berlusconi, proposta per il momento rispedita al mittente.

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Veltroni al Lingotto il 27 giugno 2007

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Il segretario atteso al varco dai veltroniani
Bersani, però, non demorde e intanto al Lingotto proverà a completare l'opera di ricucitura del partito. Il segretario sa bene che quella di Veltroni è solo un'offerta di tregua provvisoria in cambio di scelte precise e di una decisa correzione di rotta. «Il Lingotto - avverte l'ex sindaco di Roma - sarà un'occasione per parlare al paese, ai cittadini, alle persone, al cuore del popolo democratico, che esiste e a cui si deve rivolgere. Credo che il nostro popolo abbia voglia di un duplice messaggio: di innovazione e unità. Le due cose non sono in contrasto». Nessun accenno, dunque, a scissioni o possibili rotture dopo il terremoto del parlamentino democratico in cui Fioroni e Gentiloni, luogotenenti dell'ex segretario, avevano rimesso gli incarichi costringendo Bersani ad accogliere alcune delle richieste della minoranza per evitare la deflagrazione del partito. Al Lingotto dovrà convincere Veltroni e i suoi che non è stata solo una scelta di facciata.

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