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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 20:18.
Che possa toccare anche a loro? Da parecchi giorni gli inossidabili "presidenti quasi a vita" di diversi paesi arabi non dormono sonni tranquilli. Dalle loro poltrone hanno visto il mondo cambiare. Usciti vittoriosi da elezioni con percentuali bulgare, hanno resistito a tutto e a tutti. L'onda della rivolta dei gelsomini rischia ora di creargli problemi seri. Dalla Tunisia, allo Yemen, passando per Algeria ed Egitto, decine di migliaia di dimostranti sono scesi in piazza. Al grido "Vogliamo la nostra Tunisia" chiedono generi alimentari a prezzi più accessibili, riforme democratiche, lavoro per tutti, libertà. Ma prima di tutto esigono che i loro longevi capi di stato seguano l'esempio dell'ex presidente tunisino Ben Ali: l'esilio.
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Lo Yemen di Saleh
L'ultima protesta ispirata ai fatti di Tunisi è scoppiata nel lontano Yemen, il più povero dei paesi arabi (1/3 dei 25 milioni di yemeniti vive in regime di povertà assoluta). Migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Sanaa, e in altre città, a chiedere le dimissioni del presidente. Difficile che il coriaceo Abdullah Saleh, 64 anni, decida di abdicare. Il Nuovo Yemen, nato nel 1990 dalla riunificazione tra Nord e Sud, non ha avuto altro presidente che lui. Saleh è un abile tessitore di relazioni in un paese rigorosamente islamico, dove domina un sistema tribale. Il potere lo conosce bene. Di fatto governa da 33 anni. «Essere al potere per più di 30 anni è abbastanza: Ben Ali ci è rimasto 23 anni», urlavano ieri gli yemeniti esasperati da un regime che ha mancato le promesse di riforma. Allarmato, Saleh ha promesso di non ricandidarsi ed ha alzato gli stipendi dei funzionari pubblici. Ma il temperamento sanguigno degli yemeniti è imprevedibile. Difficile che siano in grado di rovesciare il regime, ma se riuscissero a farlo è improbabile che ciò avvenga senza un grande spargimento di sangue.
L'Egitto del Rais Mubarak
Dell'anziano Mubarak, il rais dell'Egitto, si è già parlato molto; 82 anni, al potere da 30, il rais è uscito vincitore da ben cinque discusse tornate elettorali. Consultazioni controverse, criticate aspramente da diverse organizzazioni internazionali e da diversi paesi. Fino a qualche giorno fa nessuno si attendeva un cambiamento alle prossime elezioni presidenziali, in autunno. Con alrgo anticipo si parlava dell'ennesima cronaca di una vittoria annunciata. Se le precarie condizioni di salute di Mubarak non dovessero consentirgli di correre per il sesto mandato, il successore designato è il figlio Gamal. Comunque andrà la rivolta (anche oggi ci sono state violente proteste) , le cose sono ora cambiate, la partita si è fatta più incerta.