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Dal vice di Mubarak nuovo appello all'opposizione. L'esercito: "legittime richieste" dai manifestanti

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2011 alle ore 09:13.

Il vicepresidente egiziano ed ex responsabile dei servizi segreti, Omar Suleiman, ha proposto all'opposizione l'apertura di un dialogo, nel corso di un discorso trasmesso dalla televisione di Stato. «Il Presidente mi ha incaricato di aprire immediatamente dei contatti con tutte le forze politiche per avviare un dialogo intorno a tutte le questioni legate alle riforme costituzionali e legislative» ha dichiarato Suleiman. L'ex responsabile dei servizi segreti - considerato l'eminenza grigia del governo di Mubarak - ha parlato alla vigilia di due manifestazioni di massa convocate dall'opposizione al Cairo e ad Alessandria, nelle quali gli organizzatori si aspettano la partecipazione di oltre un milione di persone.

Le forze armate egiziane potere chiave della nazione. Ecco la loro storia (di G. Gaiani)

In campo Suleiman, eminenza grigia d'Egitto e punto di raccordo tra governo ed esercito (dall'inviato Alberto Negri)

L'esercito non userà la forza contro i manifestanti
L'esercito ha già fatto sapere di non avere intenzione di utilizzare la forza nei confronti dei manifestanti: «La libertà di espressione in forma pacifica è una garanzia per tutti», si legge in un comunicato diffuso dal portavoce delle forze armate e indirizzato al «grande popolo egiziano». Soprattutto, le forze armate considerano «legittime» le rivendicazioni espresse dai manifestanti, segnale che mantiene inalterato il peso politico dell'esercito ma debilita non di poco la posizione di Mubarak, che se abbandonato dal corpo ufficiali - da cui proviene - potrebbe vedersi costretto a lasciare il potere.

In una breve apparizione alla tv di stato egiziana il nuovo vicepresidente, Omar Soleiman, ha dichiarato che il presidente Mubarak ha «riaffermato la necessità di dare applicazione a tutte le sentenze della Corte di Cassazione». Secondo le prime interpretazioni, questa decisione potrebbe avere riflessi sui risultati delle elezioni parlamentari del dicembre scorso, che hanno escluso dal parlamento egiziano la presenza di tutte le forze politiche di opposizione.

Una giornata di manifestazioni al Cairo
Nel settimo giorno di manifestazioni piazza Tahrir, cuore delle proteste al Cairo, si è nuovamente riempita con decine di migliaia di persone che, sfidando il coprifuoco, chiedono la fine del regime. I manifestanti hanno invocato uno «sciopero generale» a tempo indeterminato a partire da oggi e un «corteo di un milione di persone» per domani al Cairo e - secondo alcune fonti - anche ad Alessandria, con cui sperano di dare la spallata finale a Mubarak. La situazione per il momento è tranquilla, ma è una calma carica di tensione.

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Mubarak offre il dialogo ma per l'opposizione è tardi
Per ora il presidente egiziano rifiuta di dimettersi. Nel tentativo di rimanere in sella, ha annunciato il nuovo governo da cui sono spariti l'odiato ministro dell'Interno Habib el-Hadly e i magnati in affari con il regime. Ma per il resto, poche altre novità: il cambiamento più significativo è stato l'allontanamento di Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani. La sua sostituzione era richiesta a gran voce dai manifestanti: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie. Mubarak ha nominato il nuovo capo dei servizi segreti, che prende il posto di Omar Suleiman, promosso alla vicepresidenza dello Stato. A guidare l'intelligence sarà il generale Murad Mowafi, ex governatore del Sinai. Nel chiaro tentativo di giocarsi l'ultima carta, Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto al mittente dai Fratelli Musulmani: «Troppo tardi». I Fratelli Musulmani hanno bocciato il nuovo governo egiziano e invitato la gente a manifestare fino alla caduta del regime.

La situazione in piazza. Blocco totale dei treni
La televisione pubblica ha annunciato che il traffico ferroviario è stato sospeso in vista della gigantesca marcia anti-Mubarak. Il movimento di protesta ha indetto uno sciopero generale e per domani una manifestazione per fare pressione sul regime. La rivolta ad oggi ha fatto almeno 125 morti.
In mattinata sono continuate le grandi manifestazioni di protesta hanno preso il via ad Alessandria, Suez e Porto Said. Si sono registrati violenti scontri anche con scambio di colpi d'arma da fuoco nel Sinai, in una località a circa 10 chilometri da Gaza. I manifestanti erano diecimila e hanno anche bloccato l'autostrada internazionale che collega l'Egitto ad Israele.

Stranieri in fuga dal paese
Grande fuga degli stranieri dall'Egitto dove governi e aziende presenti nel Paese stanno inviando voli charter per riportare in patria i propri connazionali. L'ambasciata Usa al Cairo ha fatto sapere di aver iniziato oggi l'evacuazione di alcuni dipendenti che lo hanno richiesto verso l'Europa. Secondo i dati forniti dal vice segretario americani agli Affari consolari Janice Jacobs sarebbero 2400 gli statunitensi che hanno chiesto di lasciare il paese nord-africano su circa 52.000 che vivono in loco. Circa 1000 passeggeri Usa sono stati imbarcati stamane su otto aerei per essere evacuati. Mentre molte linee aeree europee come Lufthansa, Austrian Airlines e Air Berlin, stanno inviando aerei di linea più grandi del previsto per far fronte alle domande di rientro. I governi di Turchia e Cipro, hanno fatto sapere alcuni funzionari, si stanno organizzando per ricevere i cittadini stranieri dall'Egitto e rispedirli nelle loro destinazioni. Anche l'Air China e la Hainan Air invieranno voli in giornata per reimpatriare i cittadini cinesi di cui 500 sono bloccati all'aeroporto internazionale del Cairo. Intanto nell'aeroporto della capitale egiziana continua a regnare il caos. L'accesso allo scalo è praticamente impossibile, ha raccontato un viaggiatore, su una strada di 20 chilometri il governo ha installato 19 checkpoints.

Le società straniere evacuano lo staff
Anche molte società europee hanno iniziato a evacuare lo staff. L'Eni ha rimpatriato 289 tra familiari di suoi dipendenti e dipendenti non indispensabili e ha predisposto un rafforzamento delle misure di sicurezza. Anche la Royal Dutch Shell evacuerà le famiglie dei suoi dipendenti. A chiudere gli impianti temporaneamente sono state Italcementi, il gruppo cementifero francese Lafarge, Daimler, BMW, Nissan, mentre la Volkswagen ha comunicato di aver interrotto le spedizioni. Rientro a casa anche per i dipendenti della Metro tedesca in Egitto e della Nokia Siemens.

Sospesa la produzione delle multinazionali
Italcementi
ha sospeso temporaneamente le attività nelle cinque fabbriche presenti in Egitto, a causa delle tensioni che hanno colpito il paese. Il motivo é la messa in sicurezza degli impianti. Nel week end l'azienda aveva già fatto allontanare tutti i dipendenti non di nazionalità egiziana e i loro familiari, per un totale di un centinaio di persone. Italcementi è attiva in Egitto attraverso Suez Cement Company, primo produttore di cemento del paese. Sono diverse altre le società internazionali che hanno sospeso la loro produzione nel paese. Tra queste ci sono l'americana General Motors, la società produttrice di birra olandese Heineken, il colosso della chimica Akzo Nobel, il gigante britannico dei prodotti al consumo Unilever e la casa automobilistica giapponese Nissan Motor. Gm, in particolare, ha sospeso la produzione nell'impianto di 6th of October City, vicino a Il Cairo, dove sono assemblate e prodotti camioncini di piccole e medie dimensioni, vetture per passeggeri e Suv. Per quanto riguarda le società non americane, Heineken ha fatto evacuare i 25 dipendenti olandesi con aerei privati e ha chiesto ai circa 2.000 dipendenti locali di stare a casa, mentre Nissan ha fermato la produzione almeno fino a giovedì e Akzo Nobel per il momento ha sospeso le attività

Sconsigliati i viaggi
Il ministero degli Esteri continua a sconsigliare i viaggi in tutto l'Egitto, anche nelle località turistiche del Mar Rosso, dopo le proteste di questi ultimi giorni.
Il capo dell'unità di crisi Fabrizio Romano ha inoltre autorizzato l'invio di un team rafforzato al Cairo per gestire la sicurezza delle nostre sedi diplomatiche e per coordinare le situazioni dei singoli connazionali che hanno contattato l'ambasciata. Romano ha quindi fatto sapere che la sala operativa dell'Unità di crisi risponde allo 06-36225.

VIAGGI 24/I link e le informazioni utili per chi si trova nel paese o vuole comunque andarci

Ue: sostegno a libere scelte del popolo egiziano
I ministri degli esteri della Ue, che si riuniscono oggi pomeriggio a Bruxelles per discutere anche della crisi egiziana, danno il loro sostegno al processo di transizione democratica, senza però interferire sulle scelte del popolo egiziano che dovranno compiersi attraverso libere elezioni. «Non possiamo essere noi a dettare la via al popolo egiziano», ha dichiarato il ministro degli esteri Franco Frattini, al suo arrivo alla sede del consiglio. «Come quasi sempre accade, la Ue e l'Italia hanno una visione convergente con gli Usa: anche noi vogliamo una transizione ordinata verso la democrazia, non vogliamo essere noi a scegliere chi deve restare o chi se ne deve andare: saranno gli egiziani a farlo, ma al tempo stesso - ha precisato Frattini - non vogliamo una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere: d'altra parte questa non sarebbe democrazia».

Moody's declassa il debito
Nel settimo giorno degli scontri contro il regime l'agenzia di rating Moody's ha declassato il debito dell'Egitto da Ba1 a Ba2, con outlook passato da stabile a negativo. La decisione é stata presa a fronte dell'aggravarsi della situazione politica e nel timore che la risposta politica ai disordini di piazza possa minare le già deboli finanze egiziane.

Anche le piazze finanziarie egiziane continuano a rimanere chiuse a causa dei disordini che da alcuni giorni stanno sconvolgendo le attività nel paese. I mercati azionari erano rimasti chiusi già ieri, domenica, giorno feriale in Egitto e negli altri paesi musulmani. Nei giorni precedenti la chiusura, l'indice Egx30 della Borsa del Cairo aveva perso pesantemente terreno, con una flessione dell'11% nella sola giornata di giovedì.

Petrolio in rialzo
Ma la difficile situazione in Egitto ha provocato anche un rialzo del prezzo del greggio su tutti i mercati. Nel corso delle negoziazioni sulle piazze europee il prezzo é sceso leggermente, dopo aver oscillato attorno al limite dei 100 dollari a barile. Il barile di greggio del Brent del Mare del Nord per consegna marzo é ora scambiato a 98,82 dollari sui circuiti dell'Ice di Londra, in calo di 60 cents dalla chiusura del venerdì, dopo una partenza in forte aumento, che l'aveva visto salire fino a 99,97 dollari, ossia alla soglia dei 100 dollari, mai più attraversata dal primo ottobre 2008.

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