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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 12:03.

LONDRA - Dal nostro corrispondente - Brian Cowen getta la spugna e annuncia il suo ritiro alla vita politica irlandese. Almeno dalla prima fila che ha occupato in uno dei periodi più felici e, successivamente, più difficili della storia d'Irlanda. Oggi va dal presidente McAleese per chiedere lo scioglimento del Dail, il parlamento di Dublino, indicando venerdì 25 febbraio come giorno ideale per portare un popolo sfiancato alle urne.
Con l'approvazione delle misure economiche straordinarie, giunta dopo un'ultima suspense imprevista provocata dall'addio dei verdi dalla coalizione di governo, si era sostanzialmente chiusa la fase acuta della crisi finanziaria di Dublino, ma restava aperta la ferita politica, quella di una classe dirigente che aveva lasciato moltiplicarsi deficit e debito sotto i colpi di un boom immobiliare improvvisamente esploso. Con le elezioni anche il quadro politico è destinato ad entrare in una nuova fase, senza più il Fianna Fail la forza che da decenni domina la scena politica del Paese. Toccherà, dicono i sondaggi, al Fine Gael la formazione di stampo democristiano che ha sempre sofferto la forza elettorale del Fianna Fail, partito nazionalista e liberale fondato da Eamon de Valera. In ogni caso non sarà Brian Cowen a tentare di giocare le carte rimaste al Fianna Fail, ma Michael Martin ministro degli esteri uscente e nuovo leader del partito.
Brian Cowen esce dalla politica dopo aver visto crollare il mito della tigre celtica, ovvero l'epopea di una piccola e povera nazione capace di rimbalzare dal fondo della classifica europea al vertice. Un rimbalzo generato, largamente, dalla bolla immobiliare messa a nudo dal credit crunch. La favola irlandese è finita a novembre con l'arrivo degli aiuti europei e del Fondo monetario, un pacchetto di 85 miliardi di euro che dovrà portare Dublino a far quadrare un disavanzo che – calcolando il buco del credito – è al 33% del prodotto interno lordo. Un cammino che Brian Cowen ha avviato, ma che non sarà lui a cocludere.
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