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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2011 alle ore 13:17.

La Banca centrale irlandese ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell'isola nel 2011, all'1% dal 2,4% stimato a otttobre. Lo riferisce la stessa banca nel bollettino trimestrale che per il 2012 prevede una crescita del 2,3 per cento.
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Le prospettive dell'economia irlandese per quest'anno e l'anno prossimo hanno visto un peggioramento negli ultimi mesi», si legge nel bollettino. «La domanda interna avrà un peso più significativo sulla crescita sia quest'anno che l'anno prossimo rispetto a quanto era stato previsto in precedenza», aggiunge la banca.
Il governo di Dublino a dicembre ha annunciato tagli alla spesa e aumenti fiscali per una finanziaria da 6 miliardi di euro. La stima di ottobre della Banca centrale irlandese era invece fondata su una finanziaria di 3 miliardi di euro. Dublino punta a riportare entro il 2014 il deficit di bilancio sotto il 3% del Pil dal 12% dell'anno scorso. Considerano anche i costi sostenuti per salvare le banche nazionali, l'Irlanda si ritrova con un deficit di bilancio pari al 32% del Pil.
Estensione a 30 anni del prestito Ue a Irlanda e Grecia
Il dato precedente sulla crescita stimata in Irlanda (2,4%) era stato previsto prima del piano di salvataggio internazionale e dell'adozione delle misure di austerità collegate.
A questo proposito, prosegue il negoziato europeo sulla riforma del fondo europeo di salvataggio (Efsf), garantito dai singoli governi dell'Ue e che conta ad oggi un budget di 440 miliardi di euro (di cui però solo 250 possono essere utilizzati come garanzia di prestiti agevolati ai paesi in difficoltà dato che tale è l'importo garantito dai paesi aderenti che hanno rating tripla A). Sono favorevoli a un rafforzamento il Fondo monetario internazionale e la Banca centrale europea, mentre la Germania pone qualche resistenza. Esponenti dell'Ue starebbero valutando l'estensione a 30 anni dei prestiti a Grecia e Irlanda.
Portogallo e Spagna verso una sorveglianza rafforzata
A ciò si aggiunge la richiesta di alcuni, inclusi i rappresentanti del Fondo monetario, che l'accordo includa un salvataggio del Portogallo e quella, da parte di un gruppo più ristretto, circa l'apertura di una linea di credito flessibile per la Spagna.
Lo scrive il Financial Times precisando che la prima proposta vede la ferma opposizione delle autorità portoghesi e di altri rappresentanti Ue e analoga resistenza incontra la seconda: per cui la soluzione più probabile al momento appare essere quella di una "sorveglianza rafforzata" della Commissione europea sulle riforme di Spagna e Portogallo, cui Bruxelles apporrebbe un "bollino verde" dopo l'esame.
Le distanze da colmare, in ogni caso, sono ancora ampie, spiega il quotidiano, ma venerdì a Bruxelles i leader di Francia e Germania presenteranno una dettagliata descrizione della proposta.
Da parte tedesca c'è invece la volonta di spingere per una maggiore disciplina fiscale tramite accordi vincolanti sulle imposte societarie, la dinamica salariale e quella del debito pubblico.
Nei giorni scorsi sono emerse anche indiscrezioni sull'ipotesi, appoggiata da Berlino, che vorrebbe un contributo "cash" da parte dei paesi sprovvisti di rating AAA, la cui garanzia al fondo viene valutata meno rispetto ai partner con rating massimo.
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