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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 14:57.
"The Khmer Rouge are dead; the Khmer Riche rule", i khmer rossi sono morti, i khmer ricchi governano. In un articolo di qualche mese fa il Times riprendeva un gioco di parole piuttosto diffuso nella Cambogia d'oggi. La contrapposizione è sin troppo facile. Da un lato i khmer rossi che tra il 1976 e il 1979 materializzarono in Cambogia l'inferno terrestre provocando la morte, direttamente o indirettamente, di 1.7 milioni di persone. Dall'altro la nuova generazione d'imprenditori e capitalisti che, tra il 2002 e il 2008 (prima dell'ultima crisi globale), secondo un rapporto della World Bank è stata protagonista di una crescita annua dell'economia del 9.5%.
È una contrapposizione tanto facile quanto ambigua: le figure possono coincidere. È il caso, ad esempio, del premier Hun Sen, perennemente in carica dal 1985 e che ha appena manifestato l'intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni del 2013. La sua carriera politica inizia nel 1978, quando diviene uno dei fondatori del Kampuchean United Front for National Salvation sostenuto dai vietnamiti. Ma prima ancora, e con lui diversi altri membri del Fronte, era un comandante dei khmer rossi. Per Hun Sen e i suoi compagni il passaggio di fronte era l'unico modo di sfuggire alle purghe scatenate da Pol Pot per preservare la purezza dell'Angka, "l'organizzazione" dei khmer rossi. Ecco perché molti khmer rossi si sono reincarnati in khmer ricchi e ancor più i loro figli: hanno iniziato una nuova vita con l'invasione vietnamita della Cambogia nel gennaio 1979. Come ha rilevato un osservatore locale «più ti avvicini alla cerchia di Hun Sen, più cresce il tuo conto in banca».
Devastata da decenni di guerra civile (gli ultimi santuari dei khmer rossi, nel nord del paese hanno deposto le armi nel 2000), la Cambogia resta una delle nazioni più povere del mondo: un terzo dei suoi 13 milioni di abitanti vive con meno di un dollaro il giorno e circa 8 su 100 bambini muoiono prima di aver compiuto cinque anni. L'economia ufficiale dipende in gran parte dall'esportazione tessile e dagli aiuti internazionali (che rappresentano quasi la metà del budget nazionale), ma al tempo stesso si è sviluppata un'economia sommersa, o meglio: ombra, che si basa sulla corruzione, sul traffico illegale di legname, le concessioni di terreni o diritti minerari.