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In piazza e pronto a candidarsi il leader della Lega Araba Amr Moussa. Obama: subito elezioni libere

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 19:40.

Ancora una giornata drammatica in Egitto, l'undicesima, dove è tuttora in corso il braccio di ferro tra sostenitori del regime e una folla di quasi due milioni di persone in piazza Tahrir al Cairo. La mobilitazione generale è stata ribattezzata «Giornata della partenza». Il primo ministro egiziano Ahmed Shafiq, nella serata di venerdì, ha escluso la possibilità di un passaggio di poteri dal presidente al vicepresidente, così come proposto dal comitato dei saggi, che hanno abbandonato Hosni Mubarak. Lo ha detto lo stesso Shafiq in una intervista alla rete satellitare al Arabiya, nella quale ha spiegato che i poteri devono rimanere in mano al presidente per motivi «legislativi», per poter portare a termine le riforme costituzionali.

In serata è intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sottolineando che il processo di transizione in Egitto deve cominciare subito e portare a elezioni «libere e giuste».

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Il comitato dei saggi, secondo la tv Al Arabiya (sede a Dubai, comproprietaria la tv saudita Mbc), aveva presentato poco prima al vicepresidente Omar Suleiman una proposta considerata favorevolmente. In base a questa proposta Suleiman assumerebbe le prerogative del capo dello stato in base all'art 139 della costituzione. Mubarak secondo la proposta dei saggi resta presidente solo formalmente.

In ogni caso le voci di imminenti dimissioni di Mubarak hanno contribuito a fare calare il prezzo del petrolio, che a New York è sceso in giornata dfin sotto quota 89 dollari al barile. Anche il Brent è arretrato sotto quota 100 dollari.

Potrebbe però essere Amr Moussa il leader del nuovo Egitto post-Mubarak: il carismatico segretario della Lega Araba ha raggiunto in serata piazza Tahrir, vicinissima al suo ufficio, dove ha incontrato i manifestanti che dal 25 gennaio protestano per chiedere le dimissioni del presidente egiziano e si è detto pronto a candidarsi alle presidenziali di settembre.

Intanto Mohamed ElBaradei, capofila delle proteste anti Mubarak in Egitto, non intende candidarsi alle presidenziali limitando il suo ruolo, per il momento, a guida del processo di transizione. Lo ha dichiarato lo steso Nobel per la Pace in un'intervista al quotidiano austriaco Der Standard. «No non prenderò parte (alle elezioni). La cosa migliore che posso fare è essere agire come promotore del cambiamento. Naturalmente voglio giocare un ruolo nel futuro, ma non parteciperò alle elezioni, al momento non è una cosa importante», ha dichiarato l'ex direttore dell'Agenzia Onu per il Nucleare (Aiea). ElBaradei ha ribadito la richiesta dell'immediata uscita di scena di Mubarak ma, ha sottolineato che deve avvenire con «dignità» .

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Tags Correlati: Ahmad Mahmud | Ahmed Shafiq | Al Arabiya | Al Jazeera | Al - Jazeera | Barack Obama | Ben Ali | Egitto | Elezioni | Hosni Mubarak | Mbc | Muhammad Badr | Nicolas Sarkozy | Omar Suleiman | Onu

 

Ed è morto, in seguito alle ferite riportate durante i disordini al Cairo del 29 gennaio scorso, il giornalista egiziano del quotidiano filo-governativo al Ahram, Ahmad Mahmud. Lo ha riferito la tv panaraba al Jazeera. L'emittente ha precisato che Mahmud era stato gravemente ferito da un colpo di arma da fuoco sparato da ignoti nei pressi di piazza Tahrir. In giornata sono stati arrestati (e poi rilasciati) due giornalisti italiani. Mentre la sede della tv al Jazeera è stata messa a fuoco. Sul tema è intervenuto il presidente della Francia Nicolas Sarkozy, al termine del consiglio dell'Ue a Bruxelles: «Quello che è successo in Egitto ieri e l'altro ieri, con violenze, minacce e intimidazioni sui giornalisti è inaccettabile, inqualificabile e inammissibili. Sono scioccato. E se continueranno ci sarà da parte nostra una risposta, con gravi conseguenze sulle relazioni».

In serata uno dei leader dei manifestanti anti-regime, Muhammad Badr, interpellato dalla stessa al Jazeera, ha smentito che i dimostranti abbiano avviato trattative con il regime, nella persone del vice presidente Suleiman. «Rimarremo a piazza Tahrir fino a quando tutte le nostre richieste non verranno soddisfatte».

Infine, i Fratelli Musulmani di Alessandria alzano il tiro delle loro rivendicazioni e chiedono che il presidente Mubarak «si dimetta subito e venga processato insieme tutti i leader del regime».

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