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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 16:59.
Vince la soluzione scelta all'inizio, quella più semplice e caldeggiata con forza da Ilda Boccassini: la Procura di Milano chiederà mercoledì mattina di processare col rito immediato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, le accuse maturate nel corso dell'inchiesta sulle feste ad Arcore. Nessuna comunicazione ufficiale in tal senso, ma la sensazione, confermata secondo l'agenzia Agi in ambienti giudiziari, è che il rompicapo giuridico sia stato sciolto nel senso di chiedere il rito alternativo, quello che permette di saltare l'udienza preliminare quando vi sia «una prova evidente», per entrambi i reati.
Caso Ruby, pronta la richiesta di rito immediato per Berlusconi
«Con riferimento al procedimento numero 55781/2010 Rgnr modello 21, ai fini di una puntuale informazione, si comunica che in data odierna, in vista delle ulteriori determinazione relative all'esercizio della azione penale, si é proceduto allo stralcio e alla formazione di autonomo fascicolo processuale, con il 5657/2011, nei confronti dell'onorevole Silvio Berlusconi per i reati di concussione (in Milano il 27 e 28 maggio 2010) e prostituzione minorile (in Arcore, dal febbraio al maggio 2010, parte offesa Karima El Mahroug, detta Ruby». Questo il testo del comunicato del procuratore Edmondo Bruti Liberati, con il quale è stata resa nota nel pomeriggio la divisione in due fascicoli dell'inchiesta che vede indagati anche il direttore del Tg4, Emilio Fede, l'agente di spettacolo Lele Mora e la consigliere regionale della Lombardia per il Pdl Nicole Minetti, per i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione. Con questo atto procedurale si aprono le porte alle richieste per Silvio Berlusconi.
«È una delle opzioni che aveva». Così l'avvocato Piero Longo ha risposto ai giornalisti che, all'uscita di palazzo Grazioli, gli hanno chiesto se si stato colto di sorpresa la decisione della Procura di Milano di chiedere il rito immediato per Berlusconi. «La procura - si è limitato ad aggiungere il legale del premier - è libera di scegliere quello che vuole nell'ambito del procedimento». Più duro il commento dell'altro legale del presidente del consiglio, Niccolò Ghedini. «Me lo aspettavo, perché viola la Costituzione»