Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2011 alle ore 06:36.
Ci sono indicatori e indicatori. E quando la semplice osservazione del quotidiano coincide con i sondaggi sulle aspettative e sulla fiducia, allora vuol dire che le cose, economicamente parlando, vanno finalmente meglio per le imprese. Per dire che il peggio è passato Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e gran patron vitivinicolo, utilizza anche l'immagine retorica - ma efficace - della convivialità: «Un anno e mezzo fa i ristoranti erano quasi vuoti. Oggi sono più che mezzo pieni».
Questo per dire, come ha evidenziato un'indagine di Confindustria Padova e Fondazione Nord Est, che secondo due terzi delle imprese di zona la ripresa dell'attività produttiva, iniziata nel 2010, continuerà anche quest'anno. Sarà «lenta e modesta», secondo la maggior parte delle oltre 300 aziende intervistate, anche se i due aggettivi tradiscono una componente scaramantica.
Dal Nord Est, dunque, qualcosa di nuovo, almeno negli umori, che come sappiamo sono importantissimi per la sostenibilità della crescita, la ripartenza degli investimenti e dell'occupazione.
L'avamposto italiano sui mercati internazionali ha ripreso a esportare a buon ritmo e quasi metà (45,6%) delle imprese padovane chiuderà il bilancio 2010 con un fatturato in aumento. La schiera degli ottimisti (ma cauti) risulta maggiore nel metalmeccanico (82% rispetto al 77,9% degli altri comparti) che avrebbe agganciato la robusta crescita tedesca e quella spettacolare degli emergenti ormai emersi, Cina e India in testa. Con la Germania, però, non tutti i conti tornano. Pur restando il primo partner economico-commerciale dell'area, il suo peso relativo si sta riducendo: «Dobbiamo capire bene quanto delle tradizionali forniture nordestine della meccanica ai grandi gruppi tedeschi ci viene sottratta, ad esempio, dai nuovi player cinesi», si chiede Alessandro Vardanega, presidente di Unindustria Treviso. Sarà probabilmente il rompicapo dei prossimi mesi, salvo magari ritrovare in Cina e India e Brasile e Russia, un po' di beni strumentali made in Italy al seguito dei colossi tedeschi.
«Le imprese hanno reagito, hanno saputo riorganizzarsi e integrarsi in filiere lunghe», dice Massimo Pavin, nuovo presidente degli industriali di Padova. Per queste, continua, l'attività è ripartita nel 2010, grazie a un afflusso accelerato di nuovi ordini, specie dall'estero, e il ritorno di mercati importanti come Stati Uniti e Russia, con un +24 e +18,5% nei primi nove mesi, nonché Cina e India (rispettivamente +26% e 61,3%). «C'è ancora parecchia strada da fare - avverte - poiché siamo ancora 13 punti sotto i livelli pre-crisi, ma i numeri di oggi autorizzano a un cauto ottimismo. La ripresa può avere prospettive di continuità e crescere d'intensità se sarà adeguatamente accompagnata».