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Per una foto a torso nudo in chat si dimette deputato di New York

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 15:48.

Ieri è stato un mercoledì nero per Chris Lee, poco conosciuto deputato repubblicano newyorchese, che aveva appena iniziato il suo secondo mandato al Congresso americano. Quarantasei anni, sposato con un figlio, secondo la tempistica ricostruita dal Washington Post, Lee ha pranzato tranquillamente, ignaro del pessimo pomeriggio che lo avrebbe bruscamente risvegliato dalla sonnacchiosa digestione postprandiale. Alle 14 e 33 minuti sul sito di gossip Gawker è apparsa la notizia che Lee avrebbe intrattenuto una corrispondenza via e-mail con una trentenne incontrata nel forum "women seeking men" del sito Craigslist. Poche ore e sono arrivate le dimissioni.

Il deputato avrebbe usato il suo vero nome, sostenendo però di essere un lobbista divorziato e ritoccando con un po' di civetteria anche l'età. Nelle sue mail Lee avrebbe scritto alla sua interlocutrice (che cercava uomini «tranquilli finanziariamente ed emotivamente» e che non «sembrassero dei rospi») di avere trentanove anni e di essere «un ragazzo in forma, divertente e di classe».

Per dimostrarlo, Lee le ha inviato anche delle sue fotografie, alcune delle quali a torso nudo. Dopo qualche mezz'ora di imbarazzato traccheggio, già alle 18 un assistente di Lee ha annunciato le dimissioni del deputato repubblicano dal Congresso. Lee, di suo, ha dichiarato: «Mi dispiace per il danno che le mie azioni hanno causato alla mia famiglia, al mio staff e ai miei elettori. Mi scuso profondamente e sinceramente con tutti loro. Ho fatto gravi errori e prometto di impegnarmi il più possibile per ottenere il loro perdono». Com'è noto, gli scandali sessuali, nel mondo anglosassone, hanno stroncato molte carriere politiche. Ma, a quanto si sa, il peccatuccio di Lee non è certo dei più gravi. Eppure il deputato ha scelto dimissioni lampo.

D'altronde, in molte parti del mondo è capitato che politici di primo e di secondo piano si siano dimessi per scandalucci e irregolarità che non sembrano certo imperdonabili...

L'affair Toblerone. Le popolazioni scandinave sono tra le più inflessibili e rigorose nei confronti delle piccole sbandate dei propri politici. Una delle personalità più colpite è stata la leader dei socialdemocratici svedesi, Mona Sahlin. Nel 1995 scoppiò il temibile "Toblerone affair", chiamato così dalla occhiuta e implacabile stampa svedese perché due confezioni del celebre cioccolato svizzero apparivano nella lista di acquisti fatti impropriamente dall'allora vicepremier di Stoccolma con la carta di credito riservata alle spese di servizio. Oltre ai dolciumi, la Sahlin aveva comprato pannolini, sigarette e altri prodotti e aveva affittato un'auto. Il totale delle spese irregolari ammontava a più di 50mila corone, cioè a poco meno di 6mila euro. La Sahlin protestò la sua innocenza, affermando che era sua intenzione ripianare i conti e che aveva usato la carta di credito di servizio soltanto come mezzo di pagamento "anticipato" da rifondere in seguito e assicurando che spesso era stata indotta in errore perché la tessera di servizio e la sua personale erano esteticamente quasi identiche. Ma quando si scoprì che la Sahlin nel 1992 aveva assunto una tata in nero e che nel 1993 non aveva pagato il canone tv, la pressione si fece insostenibile e la Sahlin si dimise da vicepremier e da deputata. Tornò in pista soltanto alcuni anni più tardi, ma, benché le imputazioni siano alla fine cadute, il suo nome è rimasto macchiato. Infatti la Sahlin è stata a lungo considerata da una parte dell'opinione pubblica svedese inadatta a guidare il paese, visto che sono state scoperte anche alcune multe per divieto di sosta non pagate e che si è diffusa la notizia di alcuni suoi imperdonabili ritardi nel saldare la retta dell'asilo dei figli.

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Il canone tv non pagato e la tata in nero. Sempre in Svezia, ma questa volta nel centrodestra, si sono verificati più recentemente altri due casi. Nominata il 6 ottobre 2006 ministro dei Trasporti nel governo di Frederik Reinfeldt, la conservatrice Maria Borelius il 14 ottobre si era già dimessa. Infatti in pochi giorni si erano scoperti vari suoi "crimini": babysitter senza contributi, canone tv non pagato e un marito proprietario di una casa di vacanze intestata a una società con sede nell'isola di Jersey, paradiso dell'esentasse. Un paio di giorni dopo si dimise anche una sua collega, il ministro della Cultura, Cecilia Stegö Chilò: anche per lei tate in nero e canone tv non pagato, in questo caso con incallita reiterazione della gravissima mancanza per ben 16 anni consecutivi.

Il marito che comprava i film porno in tv con il denaro pubblico. Più celebre il caso della Home secretary (ministro dell'Interno) inglese, la laburista Jacqui Smith, che nel contesto di un ampio scandalo sulle spese gonfiate dei parlamentari fu accusata nel 2009 di aver fatto alcune irregolarità, poi considerate non penalmente rilevanti. Tra queste l'aver indicato come sua abitazione principale una casa londinese di proprietà di sua sorella. Ma la cosa che più stuzzicò i giornali inglesi fu l'acquisto con denaro pubblico di quattro film su un canale pay-per-view, due dei quali porno (probabilmente comprati dal marito). Pochi mesi dopo la Smith annunciò che nel corso dell'imminente rimpasto di governo avrebbe lasciato il suo ministero, ma decise di conservare il suo posto di deputata. Nelle elezioni del maggio 2010, però, gli elettori del suo collegio le hanno preferito la tory Karen Lumley.

La spintarella per il permesso di soggiorno della baby sitter. A un altro laburista inglese, David Blunkett, pochi anni prima era toccato dimettersi due volte da ministro in meno di un anno. Nel dicembre 2004 Blunkett, che è non vedente dalla nascita e ha un'effervescente vita sentimentale, fatta di amanti e figli dalla paternità contesa, dovette dimettersi da Home secretary davanti all'accusa di aver cercato di dare una spintarella alle pratiche del permesso di soggiorno della babysitter filippina assunta dalla sua ex amante. Diventato dopo pochi mesi ministro del Lavoro, Blunkett si ridimise nel novembre 2005, dopo che fu rivelato un suo circoscrittissimo conflitto di interessi.

A caccia con il super giudice anti corruzione. Non soltanto in Europa settentrionale ci sono politici dalle dimissioni facili. In Spagna, all'inizio del 2009, lasciò il suo incarico il ministro della Giustizia, Mariano Fernández Bermejo, messo all'angolo dal quotidiano El Mundo che aveva rivelato un suo peccato: il ministro socialista aveva partecipato a una battuta di caccia in compagnia del supergiudice Baltasar Garzón, che proprio in quel periodo stava istruendo un processo per presunti casi di corruzione che coinvolgevano alcuni esponenti del Partito popolare, avversari politici di Bermejo. Non bastasse, il ministro era stato preso doppiamente in castagna: cacciava in Andalusia pur essendo sprovvisto di una licenza valida per quella regione.

Il ministro giapponese che amava il vino italiano. Soltanto qualche giorno prima di Bermejo, dall'altro lato del pianeta, aveva appena rassegnato le dimissioni il ministro delle Finanze giapponese, Shoichi Nakagawa. Una settimana prima, durante una conferenza stampa in occasione del G7 a Roma, il politico nipponico era apparso distratto, imbolsito. Con aria assente e gli occhi che si chiudevano, Nakagawa si era rivolto con voce impastata ai giornalisti. I più pensarono che fosse ubriaco. Lui negò – «Soltanto un paio di sorsi di vino a pranzo! Forse troppe medicine per l'influenza e un jet-lag pesante!» – ma lo scandalo continuò a montare e il ministro decise per un passo indietro. La storia ha un epilogo triste: otto mesi dopo Nakagawa è stato trovato morto nel letto dalla moglie e sono sorti dubbi su un suo eventuale suicidio che comunque appare non probabile.

Dimissioni in tandem. Meno drammatica la vicenda dei sottosegretari francesi Christian Blanc e Alain Joyandet. La curiosità, in questo caso, è che i due si sono dimessi in tandem, nel luglio scorso, per motivi di gravità non straordinaria. Joyandet, sottosegretario alla Cooperazione, avrebbe ottenuto un permesso di costruzione irregolare per ampliare la sua casa e avrebbe speso più di 100mila euro per affittare un aereo privato per andare in Martinica a una conferenza internazionale. Non troppo grave? Beh, è ancora più veniale la colpa del collega Blanc, dimessosi da sottosegretario alla Grande Parigi perché scoperto dal settimanale Le Canard Enchaîné ad usare soldi pubblici per un suo vizietto: l'acquisto di sigari pregiati per un totale di 12.000 euro.

Quel sigaro fatale. Il vizio del fumo e il sigaro è stato fatale anche alla carriera di Rhodri Glyn Thomas, un politico di spicco del partito nazionalista gallese Playd Cymru che ricopriva l'incarico di ministro della Cultura del Galles. Già duramente colpito dalla stampa per aver sbagliato il nome del vincitore di un premio letterario, Thomas non ha più retto quando è stato sorpreso e sgridato dai gestori di un pub, mentre si godeva un sigaro nonostante il divieto di fumare. Detto fatto - correva il luglio 2008 - Thomas ha lasciato la poltrona ministeriale. Ma il caso limite, cioè uno scandalo legato a una minima irregolarità di un ex politico non più in servizio, è successo a Gro Harlem Brundtland, che dal 1981 al 1996 è stata in tre occasioni premier della Norvegia e in seguito direttrice generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. La Brundtland che nel 2002 è stata operata per un cancro all'utero, nel 2007 ha ricevuto due ulteriori trattamenti oncologici gratuiti in un ospedale norvegese. L'anno dopo i giornali di Oslo hanno scoperto che la ex premier non avrebbe avuto diritto all'esenzione dai pagamenti, in quanto ormai residente in Francia. Messa sotto pressione, la Brundtland ha tempestivamente riportato la residenza in Norvegia e ha deciso di rifondere lo Stato per le spese mediche ricevute.

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