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L'inchiesta milanese ricompatta Fini e i suoi ma non tutti menano fendenti contro Berlusconi

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 14:02.

Se c'è un effetto che il ciclone Ruby pare aver prodotto dentro Futuro e libertà è quello di ricompattare, per ora, il futuro partito attorno al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Spazzando via anche gli ultimi nostalgici di quello che fu il berlusconismo prima che l'inchiesta milanese sul premier invadesse giornali e tv. Così anche un moderato come Giuseppe Consolo, avvocato di Fini, parecchio avvezzo a scelte controcorrente (disertò il voto sulla sfiducia a Bondi come pure quello nella giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di perquisizione dell'ufficio del tesoriere del premier), ammette candidamente che «Berlusconi non è più in cima ai nostri pensieri e anche i più moderati tra noi sono stati costretti a riconoscere che è ormai indifendibile».

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Ronchi e Viespoli preferiscono i toni soft
Certo poi gli accenti sono assai diversi perché in casa futurista (guarda la gallery dei fondatori del partito) non tutti attaccano il premier con lo stesso pathos. I più critici, ma non è una novità, sono i falchi che a Berlusconi nelle ultime settimane non hanno risparmiato bordate, nonostante la richiesta lanciata da Fini di non commentare gli ultimi sviluppi delle serate di Arcore. Ma l'ala dura e pura di Fli ha accolto solo in parte il diktat del capo. Così da Italo Bocchino a Fabio Granata, da Flavia Perina a Carmelo Briguglio, passando per Antonio Buonfiglio, è tutta una corsa a menare fendenti contro il Cavaliere. Ma sul bunga bunga davvero nessuno fa sconti dentro Fli anche se gente come Andrea Ronchi o Pasquale Viespoli, come pure lo stesso Consolo o Carmine Patarino, si guardano bene dal pronunciare invettive o critiche tranchant su Berlusconi. E non manca poi chi come Luca Barbareschi passa senza colpo ferire dal dare del «vecchio porco» al premier a un incontro ad Arcore pochi giorni fa, quando si parlò di un suo imminente addio a Fini.

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Menia e Urso sempre più critici
Insomma, i falchi sono diventati superfalchi dopo Ruby e le altre e i moderati hanno fatto spallucce davanti all'inchiesta della procura di Milano, mentre ex colombe come Roberto Menia e Adolfo Urso hanno rotto anche gli ultimi indugi e riservato critiche sempre più pungenti al premier. «Vedrà - avverte Consolo - che gli interventi pronunciati all'assemblea costituente saranno tutti costruttivi e non saranno invettive contro Berlusconi. Fino a poco tempo fa c'era ancora qualcuno convinto che si potesse dialogare con il premier, ma ora quelle speranze sono andate perse».

Più che il premier divide il terzo polo
Il Cavaliere dunque non divide più come un tempo, ma a creare scompiglio dentro Futuro e libertà, che oggi a Milano avvia la sua assemblea costituente, ci sono soprattutto due nodi: l'asse con Casini e Rutelli e le future mosse in vista di elezioni anticipate. Perché l'apparente compattezza viene assolutamente meno quando si interrogano i futuristi sul terzo polo o su eventuali sante alleanze con il centro-sinistra contro Berlusconi. Basta infatti menzionare il polo della Nazione perché la distanza tra moderati e falchi riemerga di nuovo con forza. Perché insomma Ronchi o Viespoli, piuttosto che Patarino o Luca Bellotti, ma anche l'avvocato Consolo o Giuseppe Menardi, a lui vicinissimo, tornino a rimarcare i loro dubbi sulla gestione dell'alleanza con centristi e rutelliani e sul rischio che Fli si riduca a un ruolo subalterno rispetto a Casini e ai suoi.

La mina vagante della "santa alleanza"
Per non dire poi della frattura che si innesca quando dal terzo polo si passa a immaginare possibili alleanze emergenziali davanti agli elettori per battere il Cavaliere. È sufficiente infatti nominare appena Bersani perché spunti fuori il netto no dei moderati che vogliono rimanere nell'alveo del centro-destra con o senza elezioni. Un gruppo consistente che va da Urso all'ex tesoriere di An Francesco Pontone e che tiene fuori solo i superfalchi come Briguglio e Granata: gli unici veramente disposti a turarsi il naso e a stringere patti con l'opposizione pur di mandare a casa Silvio Berlusconi.

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