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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 13:35.
Pdl milanese in piazza a difesa di Silvio Berlusconi. I manifestanti, circa 200, a fine mattinata hanno tenuto un presidio davanti a Palazzo di Giustizia. Invaso corso di Porta Vittoria, bloccata parte della carreggiata, ma senza impedire il passaggio dei mezzi pubblici.
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Il piccolo corteo si è poi diretto in piazza Cinque Giornate. Slogan certamente non teneri nei confronti dei magistrati impegnati nell'inchiesta sul cosidetto Caso Ruby, nell'ambito del quale è stato chiesto al gip il giudizio immediato per il presidente del consiglio: "Toga rossa non lo dimenticare non puoi sovvertire il voto popolare" e "Bocassini dicci come mai contro i delinquenti non intervieni mai".
Il blogger Pietro Ricca, diventato celebre per aver pubblicamente, in più occasioni, contestato Berlusconi, si è rivolto ai militanti di centrodestra invitandoli a liberare la sede stradale ed è stato accolto dal grido "buffone". A portare i manifestanti proprio all'ingresso di Palazzo di Giustizia c'era Marco Mantovani, da poco nominato coordinatore lombardo del Pdl che, in merito alla vicenda giudiziaria.
«Vi do una notizia. Questo processo finirà in niente perchè le presunte vittime smentiscono di esserlo e non vi è concussione perchè non vi è un concusso». Così il sottosegretario Daniela Santanchè, che ha partecipato alla manifestazione del Pdl a favore di Silvio Berlusconi, si è espressa rispondendo ai giornalisti davanti a quello che anche il presidente della commissione istruzione della Camera Valentina Aprea ha definito «palazzo dell'ingiustizia».
«Quanti processi ha subito qui Silvio Berlusconi finiti nel nulla? - ha detto la Santanchè - Questo presidio è per ricordare ai giudici che stanno mettendo a rischio l'immagine dell'Italia, perchè Silvio Berlusconi è presidente di tutti gli italiani».
«È possibile che i giudici non paghino mai, nonostante un referendum si fosse espresso in questo senso?», ha chiesto la Santanchè che alla domanda se non fosse imbarazzante che Nicole Minetti, coinvolta nell'inchiesta, fosse stata inserita nel listino bloccato della lista Formigoni, ha risposto: «Ah sì? quando tutti dicono che in politica ci devono essere più giovani, più donne e che la politica non debba essere una casta?».