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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2011 alle ore 17:51.
È di almeno cinque feriti a Sanaa e 17 a Taiz il bilancio degli scontri in Yemen durante le proteste contro il presidente Ali Abu Saleh, da 32 anni al potere. Nella capitale più di 3mila fra studenti ed avvocati hanno scandito slogan come «Dopo Mubarak, Ali» nel corso di un corteo a cui non ha aderito l'opposizione. Dopo aver caricato i manifestanti, la polizia ha creato un cordone di sicurezza per proteggerli da un centinaio di sostenitori del regime che, armati di coltelli e bottiglie rotte, li hanno inseguiti costringendoli a rifugiarsi all'interno dell'università.
L'ateneo è il punto di partenze delle proteste. I giovani in strada hanno chiesto il rilascio di tutti gli attivisti arrestati negli ultimi giorni, inclusi i 220 detenuti nella città industriale di Taiz, 250 chilometri a sud di Sanaa. Lì, nelle stesse ore, le forze di sicurezza hanno sparato proiettili in aria per disperdere la folla dopo gli scontri tra sostenitori del governo e manifestanti che hanno causato 12 feriti.
A causa della situazione interna Abu Saleh ha rinviato la visita a Washington inizialmente programmata per domenica scorsa. L'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch, (Hrw) in una nota, ha denunciato aspramente la brutalità della polizia yemenita che ha anche fatto uso delle pistole elettriche taser contro i manifestanti.