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Le donne della piazza: «È solo l'inizio, ora avanti»

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2011 alle ore 09:20.

Il giorno dopo le promotrici non stanno nella pelle: le foto e le riprese delle piazze contano più dei numeri. Si parla di un milione di donne scese a manifestare domenica in 230 città italiane e in oltre 50 all'estero per la propria dignità al grido di «Se non ora quando?», ma al quartier generale delle organizzatrici già è scattata la fase due. L'adesso, come urlava domenica la piazza. L'adesso è la trasformazione del piccolo gruppo di avanguardia in un "comitato permanente" che studierà nuove iniziative, soprattutto in vista dell'8 marzo, Giornata mondiale della donna.

«È stato un grande successo politico» ammettono con orgoglio Francesca Izzo, Francesca e Cristina Comencini, Valeria Fedeli e le altre del nucleo fondatore. Ma guai a farsi trascinare nel gioco delle strumentalizzazioni da parte dei partiti. Uno dei pilastri che hanno sorretto la piazza, oltre alla civiltà e alla dignità è stata l'assenza di colore politico. E forti di questa carta d'identità, le donne di "Se non ora quando" hanno rinviato al mittente le accuse di faziosità arrivate dal premier e dal governo. «Mi è sembrato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario che non ha nessun riscontro nella realtà: una mobilitazione di parte, faziosa, contro la mia persona da parte di una sinistra che cavalca qualsiasi mezzo per abbattermi – ha protestato Silvio Berlusconi –. Tutte le donne che hanno avuto modo di conoscermi sanno con quanta considerazione e rispetto io mi rapporto con loro». Indignata la replica di Francesca Izzo che ha sintetizzato il pensiero delle altre aderenti al comitato: questo è «un modo di "regalare" alla cosiddetta sinistra una mobilitazione popolare che invece ha visto assieme figure, personalità ma anche gente comune provenienti da ambienti, culture, esperienze profondamente diverse. Se questa articolazione Berlusconi la considera una mobilitazione faziosa, ciò è un prodotto dell'accecamento di un premier che non capisce più il Paese che sta governando». Solitaria nel Pdl la voce di Alessandra Mussolini che invita a riflettere su quanto accaduto domenica: «Guai a liquidare quella manifestazione come la sfilata di facinorosi o radical chic. In piazza, ne sono convinta, c'erano anche molti elettori di centrodestra: da loro è venuta un'indicazione che dobbiamo saper cogliere».

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Tags Correlati: Alessandra Mussolini | Borsa Valori | Cristina Comencini | Eugenia Bonetti | Flavia Perina | Francesca Izzo | Governo | PDL | Silvio Berlusconi | Valeria Fedeli

 

Le donne, comunque, sono già oltre le polemiche e guardano al prossimo passo: gli stati generali che porranno una nuova agenda al paese. «Riuniremo il maggior numero possibile di associazioni di donne – spiega la sindacalista Valeria Fedeli – per mettere nero su bianco proposte concrete che riflettano le richieste emerse domenica in piazza». Come la Fedeli Flavia Perina, direttrice del Secolo d'Italia e deputata Fli – anche lei nel comitato delle organizzatrici – è ancora incredula per il successo oltre ogni aspettativa: «In piazza si respirava un risveglio di cittadinanza una collettiva assunzione di responsabilità». «Quello che ci ha stupite – aggiunge Fedeli – è stata la presenza di donne, uomini, famiglie intere che di solito non frequentano le manifestazioni. Come se lo scendere in campo a difesa della dignità della donna abbia convinto che era l'ora di esserci». La stessa molla che ha fatto salire sul palco suor Eugenia Bonetti, una vita dedicata alle donne immigrate che finiscono vittime della tratta di esseri umani per sfruttamento lavorativo e sessuale. «Sono scesa in piazza per dare loro voce – dice soddisfatta al telefono – è l'ora di dire basta a questo indegno mercato del mondo femminile».

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