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In Bahrain l'esercito spara. A Londra bufera per l'export di armi - Perché il problema non è la F1 - Foto

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 13:45.

Diverse persone sono rimaste ferite nel pomeriggio di oggi quando militari e poliziotti hanno sparato su una folla di dimostranti sulla piazza della Perla a Manama, capitale del Bahrain. Lo hanno riferito testimoni e un ex parlamentare sciita, citati dalle agenzie internazionali. Ieri le forze di sicurezza avevano disperso i manifestanti che si erano accampati sulla piazza, uccidendone tre. L'ex deputato Jalal Firuz del movimento sciita, che giovedì si è dimesso in blocco dal parlamento, ha detto che in un primo tempo i dimostranti hanno commemorato le vittime dei giorni scorsi in un'altra zona della città, dove la polizia antisommossa ha sparato lacrimogeni contro di loro. La folla si è allora diretta verso la piazza della Perla, dove l'esercito, che vi si è posizionato dopo il blitz di ieri, ha aperto il fuoco. Secondo testimoni citati dalla France Presse, spari hanno preso di mira manifestanti vicino all'ospedale Salmaniya, nella capitale, causando diversi feriti. (Ansa-Afp-Reuters)

LONDRA - Giornata di tensione in Bahrain, dove oggi vengono celebrati i funerali dei cinque dimostranti uccisi ieri dalle forze di sicurezza durante le manifestazioni di protesta contro il regime. Mille sciiti si sono radunati a Sitra, villaggio a sud della capitale Manama, per il funerale di tre dei morti.

Perché quello che succede in Bahrain ha poco a che fare con le ansie sulle sorti del Gp di F1 (di Guido De Franceschi)

Migliaia di persone chiedono la fine della monarchia sunnita e promettono di continuare la loro protesta nonostante la dura repressione. I carri armati restano per le strade della capitale e si teme che oggi dopo le preghiere del venerdì le manifestazioni possano di nuovo sfociare in violenze.

La repressione in Bahrain intanto accende la polemica in Gran Bretagna: Londra ha ammesso di avere fornito di recente armi e gas lacrimogeno che potrebbero essere stati utilizzati contro i dimostranti. Il ministero degli Esteri ha avviato un'inchiesta urgente per verificare tutte le esportazioni verso il Bahrain e rivedere le procedure. Negli ultimi nove mesi almeno 250 cartucce di gas lacrimogeno e altri materiali anti-sommossa sono stati esportati in Bahrain, ha confermato il ministero. Armi e materiale non specificato sono state esportate anche in Libia.

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Bahrein - Ritratto del paese

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L'inchiesta è in corso e «i permessi di esportare verranno revocati se riterremo che i materiali esportati possano provocare o prolungare i conflitti regionali o interni o possano essere usate per facilitare la repressione interna, - ha detto il sottosegretario agli Esteri Alistair Burt. – Prendiamo molto sul serio la tutela dei diritti umani». L'opposizione laburista ieri in parlamento aveva accusato il governo di «essersi voltati dall'altra parte per non vedere» la repressione e la corruzione dei regimi autocratici del Medio Oriente. Questo fine settimana, nonostante le tensioni nell'area, diverse società britanniche produttrici di armi parteciperanno a Idex, una grande fiera del settore ad Abu Dhabi.

La Gran Bretagna è uno dei paesi più rigorosi nel controllare le esportazioni di materiali "a rischio", ha detto oggi il ministro degli Esteri William Hague, sottolineando che non c'é alcuna prova che siano state proprio armi o gas britannico a causare lesioni o ferite ai dimostranti in Bahrain. Hague ha anche esortato il governo del paese ad avviare un dialogo costruttivo con l'opposizione, «a promuovere riforme nel sistema politico e a rispondere alle legittime richieste» della piazza.

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