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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 16:23.
«Se viene fuori che uno di 74 anni dà 285 mila euro in due mesi ad una minorenne al netto dei gioielli, non intendo essere governato da uno così...». A Roma, dove si è chiusa oggi la Conferenza nazionale delle donne democratiche, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ribadisce la sua richiesta al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a dimettersi perché indagato per prostituzione minorile. Per Bersani «la questione di un passo indietro non è una questione di sinistra, di destra o di centro ma di dignità di questo paese. Chi tace oggi - sottolinea il segretario del Pd - non so come parlerà domani. C'è troppa gente che tace. Si nascondono dicendo che sono fatti privati...Ma di quali fatti privati parliamo? - chiede Bersani - Essere processati per direttissima per fatti gravissimi è una cosa privata? La ricattabilità di un premier è un fatto privato? Un capo di governo a capo di una media impresa con tanti dipendenti e manager è un fatto privato?».
Per Bersani «i problemi reali del Paese vengono presi a pretesto» dal governo «per distogliere l'attenzione» dal caso Ruby. Il numero uno dei democratici ha poi definito una
«menata» l'annuncio di Silvio Berlusconi di voler dare una «scossa» all'economia italiana. Approdate in Consiglio dei Ministri, le proposte dell'esecutivo si sono rivelate «aria
fritta». E quel che è più grave è che sono state «usate, in modo insultante come diversivo».
La questione quote rosa: «Appoggeremo la legge, ma nel Pd sono già una regola»
Bersani si è detto favorevole a guidare «un'iniziativa di legge popolare sulle quote rosa». Nel suo intervento alla Conferenza nazionale delle donne democratiche, il segretario del Pd ha sostenuto che «senza le donne, il cambiamento non fa un passo in avanti; senza un passo avanti delle donne, il cambiamento non è cambiamento». «Il Pd - ha insistito, rivolto alla platea di donne, si rivolge, attraverso la vostra voce, alle donne come soggetto di cambiamento e accetta di misurare il cambiamento attraverso la vostra condizione».
Bersani ha ricordato che, nella sua segreteria, le quote rosa sono già una regola. «O cancelliamo la norma in segreteria - ha proposto - o pretendiamo, con una legge nazionale, che anche il governo sia metà donna, metà uomo».