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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 14:13.
Ha vinto Roberto Vecchioni: tutto secondo pronostico. O forse sarebbe il caso di dire: tutto secondo indiscrezione, dal momento che proprio il nome del cantautore brianzolo di origini napoletane - che porta a casa anche il premio della critica «Mia Martini» e quello delle radio, storico «triplete» riuscito anche a Raphael Gualazzi nella sezione giovani - era stato al centro della «fuga di notizie» sull'andamento parziale del televoto a opera di un consulente Rai. Il meccanismo «ibrido» di elezione, fondato quest'anno sugli sms degli spettatori ma anche sul giudizio di esperti e orchestrali, ha infatti decretato «Chiamami ancora amore» il brano più bello dell'edizione 2011 di Sanremo.
Alle sue spalle, «Arriverà» dell'ex stella del reality «Amici» Emma accompagnata dai Modà e l'indistruttibile Al Bano, ripescato giovedì scorso con «Amanda è libera», canzone evidentemente impegnata. Alla fine poche insomma le sorprese, in quest'annata dominata dall'austerity (pochi gli ospiti: ieri solo Avril Lavigne e Massimo Ranieri), dalla verve da «capitano coraggioso» di Morandi, dalle gaffe da improbabile traduttrice di Elisabetta Canalis, dai gossip legati a Belen (ieri è svenuta di nuovo, che sia davvero incinta?) ma soprattutto dalle stilettate del duo comico Luca e Paolo nonché dalla indimenticabile lezione sul Risorgimento di Roberto Benigni.
Eppure non se l'aspettava
«Non me l'aspettavo», ha commentato a caldo Vecchioni dopo il successo sanremese giunto a 38 anni dall'ultima partecipazione, per quanto già a dicembre scorso annunciava di avere l'ambizione di correre per il titolo. Un primato che il cantautore ha dedicato al popolo italiano, «che amo da morire» e in particolare «alle donne, che sono importantissime e sono molto meglio degli uomini in tantissime cose». Difficile, per lui, trattenere l'entusiasmo: «Si è respirata una bella aria in questi giorni, un esempio è questo programma ma anche Gianni, un italiano sincero, un esempio di come si ama la propria professione e il proprio Paese. Spero che qualcuno ora si tolga la maschera: molti diverbi – ha continuato Vecchioni - penso siano macchinati apposta, anche gente avversa politicamente si stima, non è la destra o la sinistra. A volte i problemi sono gli uomini, non le parti». Vince grazie a quella che, a detta sua, è «una canzone trasversale cui non voglio che venga data alcuna coloritura politica. Parla delle cose che io amo, la gente che lavora, i giovani, i soldati che vanno a morire lontano da casa senza una vera ragione. È dedicato ai ragazzi, alle loro speranze troppo spesso disilluse. Sono contento che siano tornati a protestare, a farsi sentire». Notevole l'entusiasmo anche per gli altri artisti arrivati al podio. «Dedico ‘sta bella botta a me», commenta Emma, favorita dai bookmakers una settimana fa per la sua performance con i Modà. Al Bano indirizza invece un pensiero affettuoso «alle anime sensibili», in linea con un brano che raccontava le difficoltà dell'integrazione etnica e, a proposito del festival, sentenzia: «Stavolta l'hanno vinto in due: Vecchioni e Benigni».