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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 08:03.
Milleproroghe al rush finale accompagnato da più di un mugugno. E questo nonostante il decreto di fine anno, dopo il passaggio al Senato, si sia trasformato in un provvedimento omnibus facendo il pieno di interventi settoriali (quote latte, gettoni di presenza per i consiglieri circoscrizionali o i permessi retribuiti per i consiglieri di Roma capitale, ecc.) se non addirittura microsettoriali (200mila euro per l'associazione ospedali nel mondo o i 2 milioni per l'istituto studi filosofici di Napoli).
A rimarcare il proprio disappunto sull'esiguità delle risorse stanziate, ad esempio, è il mondo della lirica e della cultura che chiedeva il parziale ripristino dei tagli subiti con la manovra estiva. Ma il rifinanziamento del fondo unico per lo spettacolo (Fus) – promesso a più riprese dallo stesso ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi – alla fine ha tradito le attese di molte fondazioni lirico-sinfoniche, da quella di Santa Cecilia di Roma alla Fenice di Venezia.
Domenica è arrivato anche l'allarme della Protezione civile (si veda altro articolo in pagina) che vede la sua autonomia operativa messa in pericolo dall'obbligo del concerto dell'Economia sulle ordinanze di emergenza. A farsi sentire sono anche gli oltre 100mila vincitori di concorsi pubblici raggruppatisi nel «Comitato XXVII Ottobre» che hanno visto disattese le promesse ricevute a più riprese nella speranza che le graduatorie non vengano penalizzate dal blocco del turn over nella Pa.
Sulla proroga parziale della media-conciliazione (la proroga di un anno riguarda solo le cause condominiali e gli incidenti stradali) si dividono anche gli avvocati, tra chi è a favore della mediazione e chi, come l'organo unitario degli avvocati (Oua), ha già minacciato lo sciopero nelle prossime settimane.
Cahiers de doléances destinati, però, a non essere neanche sfogliati.Il milleproroghe, infatti, arriva oggi all'esame dell'aula di Montecitorio nel testo licenziato dal Senato e con la spada di Damocle della conversione in legge entro la mezzanotte di domenica prossima. Il passaggio nelle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio di giovedì e venerdì scorso si è concluso con un pareggio senza che i 97 deputati votassero una sola delle oltre 60 proposte di modifica presentate. Senza votare il mandato al relatore, inoltre, il provvedimento oggi sarà illustrato in aula dai due presidenti di commissione, il leghista Giancarlo Giorgetti (Bilancio) e il pidiellino Bruno Donato (Affari costituzionali). Il tutto già sapendo che il governo, salvo ripensamenti dell'ultimora, porrà la questione di fiducia. Secondo i regolamenti della Camera bisognerà attendere, poi, le successive 24 ore.