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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 08:20.

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L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani: «crimini contro l'umanità»
Continuano ad arrivare, intanto, prese di posizione contro le violenze dei militari. L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha sollecitato l'apertura di una «inchiesta internazionale indipendente» sulle violenze in Libia e chiesto la «sospensione immediata delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità libiche». «La brutalità con cui le autorità libiche e i loro mercenari sparano pallottole reali contro i manifestanti pacifici è inammissibile», ha indicato Pillay in un comunicato. Gli attacchi "sistematici" commessi dalle autorità della Libia contro la popolazione civile, ha incalzato il commissario Onu, «potrebbero essere assimilati a crimini contro l'umanità».
L'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato un appello all'Europa e ai Paesi del nord Africa vicini alla Libia a non respingere le persone in fuga dagli scontri.
«L'Italia - ha detto la portavoce Melissa Fleming - è tra i Paesi che potrebbero ricevere un maggior flusso di persone in fuga dalla Libia», sia cittadini libici che rifugiati da altri Paesi.

Condanna dei massacri anche da parte di Iran e Hamas
L'Iran ha parlato di "massacro di innocenti", chiedendo alla comunità internazionale di intervenire per interromperli. Il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehmanparast, ha dichiarato che «le violenze estreme utilizzate contro il popolo libico sono inaccettabili. Le notizie sui raid aerei compiuti contro dimostranti e quartieri residenziali e il massacro d' innocenti sono spiacevoli e sorprendenti, chiediamo alle organizzazioni internazionali di agire per fermarli». Una netta condanna dei massacri è arrivata anche dal movimento islamico Hamas, al potere nella striscia di Gaza: «Condanniamo con forza la repressione organizzata dal regime del colonnello Gheddafi contro il proprio popolo.

Sempre a proposito dei massacri, l'ambasciatore libico in India, Ali Al Issawi, ha dato ieri le dimissioni per quelle che ha definito violenze «massicce» e «inaccettabili» contro i civili e ha detto che mercenari africani sostengono Gheddafi nella repressione e che le uccisioni di civili da parte di questi mercenari hanno spinto truppe regolari a passare con i rivoltosi. Durante la notte, intanto, alcuni ufficiali libici hanno emesso un comunicato in cui invitano i soldati «ad unirsi al popolo» per aiutare a deporre il leader. La tv satellitare panaraba Al Jaziraha ha riferito che gli ufficiali hanno invitato l'esercito a marciare sulla capitale Tripoli.

Si dimettono gli ambasciatori

L'ambasciata di Libia in Australia ha rotto i legami con il colonnello Muammar Gheddafi, seguendo l'esempio di altre rappresentanze diplomatiche nel mondo, mentre il regime reprime le manifestazioni di civili. In India, l'ambasciatore ha indicato di essersi dimesso ieri a causa delle violenze "di massa" e "inaccettabili" contro i civili nel suo Paese, citando in particolare il bombardamento di manifestanti da parte dell'aviazione militare. Il personale della sede diplomatica in Malesia ha condannato "il massacro" compiuto contro civili e ritirato il suo sostegno al capo dello stato. In Cina, si è dimesso un altro diplomatico, invitando tutti i membri del corpo libico a fare altrettanto, secondo la tv satellitare araba al Jazeera.

Diplomatici presso le Nazioni Unite hanno esortato l'esercito libico a destituire il "tiranno" Gheddafi, accusato di "genocidio" contro il suo popolo. Il rappresentante permanente della Libia presso la Lega araba, Abdel Moneim al-Honi, ha annunciato ai giornalisti di essersi dimesso per aderire alla "rivoluzione" e protestare contro la "violenza contro i manifestanti" nel suo Paese. Tre dipendenti non diplomatici dell'ambasciata libica a Stoccolma hanno annunciato ieri in una lettera le loro dimissioni.

L'ambasciatore libico presso la Francia e il rappresentante libico presso l'Unesco si sono dimessi dalle loro funzioni: è quanto riferiscono alcune fonti citate dal sito internet del settimanale L'Express. Secondo quanto si legge invece sul sito internet del quotidiano Le Monde, i due ambasciatori libici presso la Francia e presso l'Unesco - l'organismo dell'Onu per l'Educazione, la Scienza e la Cultura - hanno detto di essere «con il popolo» e «contro la macchina di oppressione e di aggressione» del regime di Tripoli.

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