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Sei senatori a testa per Fini, Casini e Rutelli. Ma l'ex sindaco sogna in grande e punta a un suo gruppo

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 16:17.

Il primo vorrebbe accelerare al più presto la nascita di un gruppo del terzo polo al Senato per minimizzare le perdite visto che ben quattro senatori gli hanno voltato le spalle. Il secondo nicchia sapendo di poter sfruttare la debolezza politica dell'alleato e deciso a non lasciarsi condizionare dal terremoto in casa altrui. Il terzo ingrossa intanto le sue truppe e coltiva un progetto ambizioso: costituire un gruppo autonomo. Insomma, i tre leader del nuovo polo per l'Italia Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, si muovono in ordine sparso a Palazzo Madama. Anche se possono contare sulla stessa pattuglia: sei senatori a testa. Numeri che fanno esultare però solo l'ex sindaco di Roma, meno gli altri due.

Fli perde pezzi a Palazzo Madama: il gruppo non c'è più
Non sorride sicuramente Fini che ha perso per strada ben quattro senatori rispetto a quel manipolo che gli aveva consentito, solo qualche mese fa, di costituire un gruppo finiano al Senato. I primi ad andarsene sono stati il piemontese Giuseppe Menardi e l'ex tesoriere Francesco Pontone, «un gentiluomo», dicono tutti da destra e da sinistra, scottato dall'affaire della casa di Montecarlo. Poi ieri hanno preso la porta anche il capogruppo Pasquale Viespoli, beneventano doc e che per Fini ha rinunciato a una poltrona da sottosegretario al Welfare (assai apprezzato dal ministro Sacconi) e Maurizio Saia, da tempo in rotta con il presidente della Camera. Così il gruppo è franato e accanto a Fini sono rimasti in sei: Giuseppe Valditara, Maria Ida Germontani, Candido De Angelis, Barbara Contini, Egidio Digilio e Mario Baldassarri. Che, si racconta nei corridoi del Senato, avrebbe trattato direttamente con il leader centrista la sua scelta di non abbandonare il presidente della Camera. Almeno per il momento.

Casini nicchia davanti alle difficoltà finiane
Tanto che Casini non si mostra troppo preoccupato del terremoto dentro Fli. «Le uscite dei finiani? I sondaggi danno il terzo polo al 15%». Insomma, nessuna fretta anche perché il leader centrista può contare su un esercito compatto che non ha finora ceduto alle lusinghe della maggioranza. Anzi, al Senato l'Udc si è allargata a poco a poco imbarcando nuovi parlamentari soprattutto dalle fila democratiche, da dove sono arrivati sia l'ex prefetto Achille Serra sia la senatrice cattolica Dorina Bianchi che, lasciando Bersani&co, si limitò a dire. «Nel Pd mi sentivo un ospite». Casini ha poi sottratto un giocatore anche al Pdl, con l'arrivo del siciliano Enzo Galioto, e perfino all'amico Rutelli visto il passaggio sotto le insegne centriste di Claudio Gustavino, ex Margherita e poi Api.

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Rutelli gongola: presto nuove adesioni
Ma tant'è. Perché per un senatore che va ce ne sono altri arrivati a rinforzare la squadra dell'ex ministro della Cultura al Senato. Rutelli gongola. «Puntiamo a costituire il gruppo di alleanza per l'Italia, forti di un progetto che nell'ambito del nuovo polo raccoglie nuove adesioni». L'ultima è di ieri con il passaggio, dal Pd, di Claudio Molinari. Prima di lui, però, altri democratici avevano seguito quella strada. Come Riccardo Milana che, della candidatura di Rutelli a sindaco di Roma, fu uno dei principali sostenitori. O la senatrice Emanuela Baio, approdata tra le braccia dell'ex ministro solo qualche giorno fa. «Da moderata - commentò il suo passaggio - scelgo i moderati. Come diceva Pirandello: "Nulla è più complicato della sincerità". Ai politici è chiesta una sola cosa: scegliere. Io ho scelto». Proprio come Giacinto Russo, altro transfugo nelle fila rutelliane, passato prima per l'Udeur di Mastella e l'Idv di Di Pietro. Insomma, origini diverse ma lo stesso approdo per tutti. E quel che conta alla fine sono i numeri. «Di sicuro possiamo essere un punto di riferimento - ragiona Rutelli - perché abbiamo la prospettiva politica del nuovo polo». Fini e Casini sono avvisati.

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