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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 17:27.
Scherza con le deputate del Pdl che lo incontrano per illustrargli i dettagli della manifestazione organizzata per il 5 marzo subito dopo la fiducia al milleproroghe. «Allora martedì tutti da me per un bunga bunga». Ma, sulla telefonata fatta alla questura di Milano, al centro del ciclone Ruby, Silvio Berlusconi non indietreggia. «Vi assicuro che ero in buonafede, quella telefonata l'ho fatta in buonafede. E comunque sarei venuto meno ai miei doveri se non avessi chiamato quella sera in questura». Insomma, il premier ribadisce la correttezza del suo comportamento. «Non ho commesso alcun reato e per questo non mi pento».
Il Cavaliere: anche la sinistra conquistata dal bunga bunga
Nel pomeriggio, poi, il Cavaliere partecipa alla presentazione alla stampa della Fondazione Franco Zeffirelli e torna a ironizzare sulle cene ad Arcore. «Oggi sono entrato in Parlamento e anche la sinistra voleva venire al bunga-bunga, in coro hanno tutti citato il bunga-bunga» Il sottosegretario, Gianni Letta, lo invita a rimanere «in tema», ma Berlusconi rincara la dose. «Che poi, sapete, vuol dire andiamo a divertirci, andiamo a ballare, andiamo a bere qualcosa. Quindi - prosegue Berlusconi - anche la sinistra è stata conquistata a questa mia visione della vita».
L'affondo contro la Consulta e i giudici
Il premier si mostra quindi sereno e grintoso, ma in mattinata davanti alle deputate del Pdl torna all'attacco dei magistrati, sempre più politicizzati e pronti, dice, a usare ogni mezzo giudiziario per farlo fuori, mentre la Consulta boccia tutte le leggi e l'iniziative del governo. «Ora basta -sbotta il Cavaliere - dobbiamo reagire, la situazione è inaccettabile e io sono stufo». Dunque, occorre accelerare sulla riforma della giustizia in cui il premier vuole inserire un restyling profondo della Consulta per ridimensionarne i poteri.
Berlusconi: Fini? ci impedisce di portare avanti le leggi
Ma non ci sono solo i giudici tra i bersagli odierni del premier. Perché il Cavaliere si scaglia anche contro il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Che ieri, prima nell'intervista all'Espresso e poi davanti alle telecamere di Annozero, non aveva risparmiato giudizi tranchant sul premier («Berlusconi non è unto dal Signore»). Berlusconi torna così ad attaccarlo rimarcando che lui rappresenta un ostacolo alle riforme e al lavoro della maggioranza. Lo stesso refrain ribadito più volte con i suoi uomini nei giorni scorsi. «Qui alla Camera ci viene impedito di portare avanti provvedimenti», si sfoga con le deputate facendo salire nuovamente la temperatura dei rapporti con l'ex alleato.