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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 16:14.
In fuga dalla Libia, messa a ferro e a fuoco dall'ultimo focolaio di rivoluzione scoppiato in Nord Africa.
Tra gli espatriati e i dipendenti delle aziende italiane che stanno lasciando in queste ore la capitale della Libia Tripoli, ci sono anche gli avvocati italiani che nel corso degli ultimi dieci anni hanno scommesso sulle opportunità di lavoro offerte dall'aumento degli investimenti dei nostri gruppi industriali verso il Nord Africa, e sulla mancanza di professionisti qualificati per assisterle.Come Paolo Greco, socio fondatore dello studio P&A Legal, rientrato da poche ore in Italia con un aereo della Farnesina.
Greco è stato uno dei primi a scommettere su questo mercato. «Sono arrivato in Libia nel 2002 lavorando con lo studio De Capoa e associati », ricorda, «e poco dopo ho dato vita a un altro studio indipendente».
Composto all'inizio da due professionisti italiani e cresciuto nel corso degli anni fino a un team di 13 avvocati, di cui 10 locali. La composizione dello studio è mista, con competenze di traduzione legale e un notaio, oltre avvocati qualificati in Libia e specializzati in Italia. L'unico altro studio italiano a operare sul mercato è rimasto De Capoa. In Libia hanno anche sede, in collaborazione con strutture locali, alcune law firm internazionali molto attive nella regione, tra cui Freshfields e Baker & McKenzie che seguono principalmente clienti istituzionali e istituti bancari.
Oltre che con clienti bancari (P&A legal ha seguito in alcune operazioni Uncredit), lo studio ha lavorato in questi anni nel settore delle infrastrutture e delle costruzioni (seguendo per esempio Italcementi), dell'edilizia civile, e ovviamente dell'oil &gas.
Anche se, spiega Greco, «dopo la firma del trattato bilaterale tra i due paesi nel 2008 è aumentato il lavoro anche in altre aree. Seguiamo per esempio un gruppo che si occupa di catering aereo».
Per operare con successo in Libia, ma anche negli altri paesi dell'Africa Settentrionale, spiega Greco, bisogna conoscere il mercato. Questo vuol dire avere conoscenze della cultura locale oltre che del diritto. «Si deve avere l'approccio adatto alle persone e ai problemi oltre che offrire un servizio di standard internazionale. La cultura entra in gioco continuamente, in particolare nella negoziazione dei patti parasociali».