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Londra e Parigi: risoluzione Onu sulla Libia - Battaglia alle porte di Tripoli - Atlante delle rivolte

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 08:38.

Per fermare la repressione del colonnello Muhammar Gheddafi in Libia le cancellerie europee e non solo cercano metodi di intervento. Mentre in Europa si discute di sanzioni e di iniziative per tentare di prevenire o governare i flussi migratori, il presidente degli Stati Uniti discute con gli alleati del Vecchio continente il da farsi. Il presidente americano ha analizzato le possibili misure contro il regime in una serie di colloqui telefonici con il premier, Silvio Berlusconi, il primo ministro britannico, David Cameron, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy.

La prima opzione è quella di creare una no-fly zone sulla Libia, ma anche il divieto di volo e il congelamento dei beni per la famiglia Gheddafi. Obama ha sottolineato la necessità di delineare i piani per l'assistenza umanitaria e per consentire l'accesso immediato degli aiuti. La Casa Bianca aveva già detto che tutte le opzioni sono possibili, comprese le sanzioni; e ha espresso una profonda preoccupazione per l'uso della violenza. Tutti sono d'accordo sulla necessità di fermare la repressione brutale e sanguinosa, sulla necessità di mandare segnali chiari alla leadesrhip libica e sulla necessità di coordinare le eventuali misure multilaterali.

Tra le azioni prese in considerazione c'è anche un'iniziativa nel Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu, dove le potenze occidentali stanno cercando di estromettere la Libia (lunedì arriverà a Ginevra la stessa Hillary Clinton per sostenere la necessità di una oppsizione netta). Oggi inoltre si riunirà di nuovo il Consiglio di Sicurezza dell'Onu per affrontare la crisi ed esaminare un progetto di risoluzione franco-britannico su nuove sanzioni: per oggi non è previsto nessun voto, tuttavia si spera di arrivare a qualcosa di concreto entro la prossima settimana; il segretario generale Ban Ki Moon farà il punto sulla situazione. Francia e Gran Bretagna volgiono chiedere l'embargo militare nei confronti della Libia e il deferimento del regime alla Corte internazionale per i crimini contro l'umanità.

La telefonata con Silvio Berlusconi
La Casa Bianca ha reso noto che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiamato ieri al telefono il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per discutere dell'attuale situazione in Libia. Palazzo Chigi ha fatto sapere che i due leader «hanno avuto una lunga e cordiale conversazione nella quale hanno scambiato informazioni e valutazioni sulla situazione che si è creata in Libia. Al termine, hanno concordato di continuare a tenersi strettamente in contatto, consultandosi e lavorando insieme, anche attraverso i rispettivi staff, per fronteggiare la crisi e le sue possibili conseguenze».

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Nel giro di telefonate Obama e i leader europei hanno convenuto sulla necessità di trovare modi «efficaci» per rispondere «immediatamente» alle violenze in Libia, ha spiegato la Casa Bianca. «Stiamo esaminando tutte le opzioni possibili. E le sanzioni ne fanno parte», ha detto il portavoce Jay Carney. Ovviamente gli Stati Uniti hanno allo studio anche iniziative di carattere militare, anche se per il momento è esclusa ogni azione di questo tipo. Intanto, il direttore politico del dipartimento di Stato, William Burns, dovrebbe arrivare in queste ore a Roma, di ritorno da un viaggio ad Algeri e al Cairo.

L'ipotesi di risoluzione all'Onu
La Francia e la Gran Bretagna hanno proposto al consiglio di sicurezza dell'Onu un progetto di risoluzione sulla Libia che prevede «un embargo totale sulle armi», «sanzioni» e di affidare al tribunale penale internazionale l'inchiesta per crimini contro l'umanita. Lo ha detto il capo della diplomazia francese Michele Alliot-Marie.

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