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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 20:09.

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Nel cuore di Cernobyl 25 anni dopo. Nella foto l'ingresso alla zona di esclusioneNel cuore di Cernobyl 25 anni dopo. Nella foto l'ingresso alla zona di esclusione

Fra le chiome degli alberi con i rami spogli punteggiati dalle matasse sferiche del vischio si intravedono, laggiù, le ciminiere lontane, le gru giallo ruggine, nel grigio indistinto.

Zona di esclusione, di fronte alla centrale, ore 9,40, radioattività 0,25
È davvero grande. Costruita a partire dal 1970. Un parallelepipedo di cemento grigio, con finestrate grigie, lungo a occhio un chilometro. Dentro ci sono le sale macchine, le turbine e gli alternatori che erano mossi dal vapore.
Affiancati al blocco disteso del corpo principale ci sono i due blocchi dei reattori, più alti, una settantina di metri. Un blocco ha i reattori 1 e 2, l'altro blocco ha le unità 3 e 4. Quella esplosa è l'unità 4 e spicca perché è più alta, chiusa dentro al vecchio sarcofago.
I due cubi dei reattori sono sormontati ciascuno da una ciminiera di ventilazione alta 115 metri. Le torri di ventilazione sono dipinte a strisce bianche e rosse.
Una, quella sopra il blocco dei reattori 1 e 2, è ancora in buone condizioni.
L'altra, la ciminiera dei reattori 3 e 4, è avvolta in una ragnatela di controventature, per evitare che possa cadere sul sarcofago che sta subito sotto, e la vernice bianca e rossa è rosa dalla ruggine. Non sta bene toccare quella ciminiera rimasta per giorni sopra al reattore 4 in fiamme.
Attorno alla centrale ci sono edifici tecnici, palazzine vecchie (della centrale storica) e nuove (del programma di decontaminazione). Da un lato, il lago per le acque di raffreddamento formato dal fiume Pripiat, e i canali di adduzione delle acque della centrale. Dal lato opposto rispetto al lago, la selva di tralicci come scheletri e di trasformatori in altissima tensione che mandavano la corrente alle fabbriche.
Più in là, abbandonati, i reattori 5 e 6 che erano in costruzione quando avvenne la catastrofe, ovvero l'incidente, e una grande torre di raffreddamento, cioè quei cilindroni di cemento a tuba-di-paperone che caratterizzano anche le centrali atomiche. Sono avvolti da uno scheletro di gru ferme da 25 anni.
Tutto attorno è un cantiere attivo. Ruspe, camion Kamaz carichi di terra o di tubi d'acciaio. Si sta preparando il cantiere della Novarka per costruire il nuovo, futuro sarcofago della centrale.

Centrale di Cernobyl, ore 10,30, sala riunioni sulla sicurezza, radioattività 0,30.
Nella Ciornobilska atom elektro stanzia (Caes), Andrei Savin, ingegnere capo del progetto, mostra dalla finestra i dettagli della centrale, la ciminiera di ventilazione, le condizioni all'interno del reattore distrutto. Lì dentro la radioattività è da pazzi, c'è combustibile nucleare fuso, per vedere il nòcciolo esploso servono protezioni a scafandro e si può rimanere pochi istanti.
Perché in quelle zone non si usano robot?
Perché a quei livelli di radioattività i robot entrano in avaria. Gli esseri umani, con turni brevissimi, possono alternarsi. Fuori uno, dentro l'altro. Chi è entrato una volta nel nòcciolo, in quei pochi istanti ha accumulato tutta la sua dose possibile e non rientrerà mai più.
Spiega il direttore Savin che per entrare nel sarcofago c'è il controllo della radioattività, simile ai varchi dei controlli di sicurezza in aeroporto. Bisogna posare i piedi su posizioni precise, appoggiare la schiena contro un altro rilevatore, mettere le mani nei dispositivi di rilevazione. Piedi e mani sono le zone che raccolgono più particelle.
Mi viene consegnato un dosimetro, una specie di "cercapersone" da appuntare al bavero. Mi tocca il dosimetro numero 06. Non dà la misura, ma lampeggia se viene superata la dose di tolleranza.
Il direttore Savin dà le istruzioni per la visita. Ripete: "Se qualcosa cade per terra, si scordi di riportarsela a casa. Resteranno qui" (e ride) "perché la polvere e il terreno sono contaminati».
(Nei corrideo del sarcofago, causa guanti di protezione, mi scivolerà tra le dita il quadernetto con cui ho preso questi appunti. L'esame dosimetrico dirà poi che non è stato contaminato).

Centrale di Cernobyl, ore 11, esterno della sala riunioni sulla sicurezza, radioattività 5,40.
Due operai con la mascherina e l'elmetto posano un fascio di cavi in una fossa scavata nel terreno coperto di neve grigia.

Centrale di Cernobyl, ore 11,30, palazzina ingresso 1430, radioattività 0,70.
La procedura d'ingresso è lunga. Mezzoretta d'attesa in fila nell'ingresso per poter entrare in una stanzina in cui un ingegnere giovane, Vasili Bulca, seduto a una scrivania con un computer, conduce il body control radiometrico. Ogni persona che entra nella centrale deve prima di tutto fare il conteggio della sua radioattività personale, per poi misurarne la differenza all'uscita con un secondo esame dosimetrico.

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