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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 09:24.

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Yara non è stata violentata - Perché non trovano mai il colpevole - Dove mirano le indagini dei Ris (Ansa)Yara non è stata violentata - Perché non trovano mai il colpevole - Dove mirano le indagini dei Ris (Ansa)

Non ci sarebbero tracce di violenza sessuale sul corpo di Yara Gambirasio. Lo dicono le prime indiscrezioni sulla lunga autopsia condotta sul corpo della ragazzina di Brembate Sopra, iniziata alle 14 di ieri pomeriggio e terminata solo a notte fonda dopo oltre dodici ore di lavoro da parte dell'equipe coordinata dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo. Gli esiti sono già stati riferiti al pubblico ministero Letizia Ruggeri. Dal massimo riserbo che li circonda per ora sarebbe appunto emersa solo l'assenza di tracce di violenza sessuale, peraltro già ipotizzata nel corso della prima prima ispezione effettuata al momento del rinvenimento del cadavere.

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Una deduzione che derivava dal fatto che la ragazza avesse ancora indosso vestiti e biancheria. Questo fa pensare che il rapitore abbia ucciso Yara prima di riuscire a usarle violenza, forse a causa di una sua reazione. Non si sa invece se sul corpo siano state tracce biologiche dell'omicida, cosa che sarebbero di importanza fondamentale per le indagini. Eventuali elementi che potrebbero far risalire al Dna dell'assassino potrebbero essere messi a confronto con quelli di alcuni pregiudicati per reati di tipo sessuale che vivono nei dintorni. Nei prossimi giorni proseguiranno altri accertamenti, riscontri, analisi e confronti.

Il medico legale si trincera dietro massimo riserbo
L'anatomopatologa forense, Cristina Cattaneo, che ha condotto l'esame autoptico sul corpo di Yara Gambirasio, si è rifiutata di rispondere ad ogni domanda: «Ho il veto assoluto, non posso e non voglio dirvi nulla su questa vicenda, perchè è a rischio anche la credibilità di quello che dirò poi un domani». A dispetto dell'insistenza dei cronisti, la Cattaneo non ha voluto violare il velo di riserbo attorno al quale ha avvolto gli esiti del suo lavoro. «C'è un magistrato competente su questo caso chiedete a lei, è l'unica persona che può dire qualcosa: io non posso dire nulla, perchè, come voi capite, ho un mestiere da difendere».

Ancora curiosi e foto su luogo del ritrovamento
Prosegue intanto senza sosta, a Chignolo d'Isola, il via vai di curiosi e di cittadini della zona sul luogo del ritrovamento dei resti di Yara. Le persone, di tutte le età, arrivano da sole, in compagnia, in bici, in auto, con i bambini in braccio o con il cane, scattano foto con i videofonini e si fanno intervistare proprio sull'esatto punto in cui è stato trovato il cadavere della ragazzina. Nei primi giorni le persone che si avvicinavano deponevano fiori e biglietti mentre ora si limitano a fare foto.

Polemica su ricerche, vertici protezione civile in questura
Non si ferma, nel frattempo, la polemica sulle ricerche effettuate dai volontari che negli ultimi tre mesi hanno cercato Yara e che nonostante le perlustrazioni nel terreno di Chignolo in cui è stato trovato il cadavere non avevano scoperto niente. Una prima verifica delle ispezioni compiute in quella zona con un colloquio in questura, si è scoperto, era stata fatta fin dalle ore successive al ritrovamento, sabato pomeriggio. Un nuovo incontro tra polizia, carabinieri, e i rappresentanti dei volontari della Protezione civile è in corso di svolgimento questa mattina nella questura di Bergamo. C'è chi è arrivato ad adombrare il sospetto che qualcuno a conoscenza dei fatti potesse far parte proprio dei gruppi di volontari e quindi potesse avere rallentato o sviato le ricerche. Ma dalla Protezione civile fanno notare come ogni ricerca venisse decisa e coordinata da polizia e carabinieri, con i volontari che si limitavano ad eseguire le loro indicazioni. Sono comunque nate delle polemiche sul disordine che sarebbe stato trovato nella mappatura delle aree battute. Tutte cose che hanno indignato i membri della Protezione civile, che da ieri pomeriggio hanno deciso di mettersi in silenzio stampa. E nella fiaccolata di ieri sera si sono messi in prima fila, come a sottolineare la loro importanza nella vicenda di Yara.

Consiglio regionale Lombardia osserva oggi un minuto di silenzio
Per commerare Yara, ma anche il tenente degli alpini Massimo Ranzani, ucciso ieri in un attentato in Afghanistan, la seduta del Consiglio regionale della Lombardia si è aperta oggi con un minuto di silenzio. «Vogliamo unirci al dolore della famiglia del tenente Ranzani, con la cui morte sale a 37 il numero dei soldati italiani uccisi in Afghanistan - ha ricordato il presidente dell'assemblea, Davide Boni (Lega Nord) - ma vogliamo anche esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Yara, la cui morte è ingiusta e incomprensibile». Proprio a mamma Maura e papà Fulvio, il presidente Boni ha inviato un telegramma per esprimere il dolore e la commozione dell'intera assemblea lombarda e ha annunciato che spedirà loro alcuni mazzi di fiori che gli sono stati consegnati da parte di alcuni consiglieri bergamaschi.

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