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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 11:24.

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Frattini: le nostre basi disponibili, l'Italia conosce la Libia meglio di altri. La Russa: non sarà un nuovo AfghanistanFrattini: le nostre basi disponibili, l'Italia conosce la Libia meglio di altri. La Russa: non sarà un nuovo Afghanistan

È «assai difficile» pensare ad aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma in base alla «lealtà euroatlantica» il governo non negherebbe «basi militari e il supporto logistico». Lo ha affermato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, commentando in un intervento a "Uno Mattina" l'ipotesi di una zona di interdizione al volo sopra i cieli della Libia.

«La prima cosa da fare con nervi saldi», ha affermato il capo della diplomazia italiana, «è essere consapevoli che questa tragedia che noi vediamo davanti a noi di gente che muore, di guerra civile - condivido che la situazione è da guerra civile - non possiamo fermarla domani, se non facendo la guerra. E la guerra non è un videogioco, è una cosa seria. La no-fly zone vuol dire che ci sono aerei che sorvolano impedendo ad altri aerei di alzarsi in volo e se gli aerei si alzano in volo bisogna sparare».

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«Evidentemente - ha proseguito Frattini - l'unica cosa seria da fare è considerare i pro e i contro e come Paesi come l'Italia possano contribuire. Credo che la disponibilità delle basi l'Italia l'abbia già confermata, l'ho detto in varie occasioni. Con la condizione che vi sia un quadro di legittimità internazionale, una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, su cui i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza stanno già lavorando, e una decisione della Nato. A questo proposito noi abbiamo già dato il via libera a quello che si chiama il contingency plan, un piano della Nato che esamina tutte le opzioni per una no-fly zone».

Tra Frattini e il neo ministro degli Esteri francese Alain Juppé c'è sintonia in materia: «Concordo con il ministro Juppé», ha avvertito il titolare della Farnesina, «che è assai difficile pensare ad aerei militari italiani coinvolti sul terreno libico, ma evidentemente la nostra lealtà euroatlantica ci fa dire che le basi militari e il supporto logistico non potremmo negarli». «Sono stati scritti fiumi di inchiostro», ha ricordato il ministro: «C'è chi ha parlato di salvacondotto, chi di inasprire le sanzioni, e ogni volta c'è qualcun altro che dice che questo non servirebbe a niente. L'unica caratteristica di questi dibattiti è che nessuno propone mai una soluzione, questo deriva dalla difficoltà oggettiva della situazione».

L'Italia ha «conoscenze migliori di altri» con i ribelli in Libia ed è spesso interpellata in queste ore in virtù di questi contatti, ha continuato Frattini. Oggi «c'è quasi una corsa all'incontro» con il Consiglio provvisorio di Bengasi, ha sottolineato Frattini, «i nostri amici inglesi ci hanno provato e il Consiglio provvisorio ha detto che si rifiutava di incontrarli».

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