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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2011 alle ore 11:19.

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Obama conferma: sul tavolo della Nato anche l'opzione militare - Frattini: le basi italiane sono disponibili (Afp)Obama conferma: sul tavolo della Nato anche l'opzione militare - Frattini: le basi italiane sono disponibili (Afp)

In Libia la Nato sta studiando anche l'ipotesi di un'opzione militare. La conferma arriva dal presidente americano Barack Obama, che ha incontrato alla Casa Bianca il premier australiano Julia Gillard. Il presidente Usa ha detto che la Nato sta prendendo in considerazione «una vasta gamma di opzioni, tra cui potenziali opzioni militari» per la Libia, pur non rispondendo nello specifico, sul tema, a ulteriori domande dei giornalisti. Il presidente ha reso noto che gli Usa hanno autorizzato 15 milioni di dollari di aiuti umanitari alla Libia e ha lanciato un messaggio chiaro ai collaboratori del colonnello Gheddafi: «Dovranno rispondere delle loro azioni e saranno ritenuti responsabili delle violenze che sono inaccettabili».

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Come si realizza una no fly zone (di Gianandrea Gaiani)

Contrarietà della Russia a «ingerenze straniere» in Libia
La Russia, intanto, esprime contrarietà
«all'ingerenza straniera, tanto più militare», in Libia, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov, mentre Francia e Gran Bretagna starebbero preparando una bozza di risoluzione per la creazione di una zona di interdizione al volo sul paese nordafricano.

Le monarchie del Golfo: l'Onu protegga il popolo libico
Anche le monarchie arabe del Golfo scendono in campo per chiedere un intervento per «salvare il popolo libico». L'appello al consiglio di sicurezza dell'Onu proviene, a nome dei ministri degli Esteri del Consiglio di cooperazione del Golfo, dal capo della diplomazia degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Abdallah ben Zayed: «Ci appelliamo alla comunità internazionale, ed in primo luogo al Consiglio di sicurezza dell'Onu affinchè si assuma le sue responsabilità e protegga il popolo libico».

Nuovo attacco aereo delle forze di Muammar Gheddafi nei pressi di Ras Lanuf, città a est della Libia e sede di un importante terminal petrolifero. Secondo l'esercito i ribelli avrebbero cominciato a ritirarsi dalla città. Intanto la Nato non esclude un intervento militare internazionale sotto l'egida dell'Onu. Il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, ha detto che per un'eventuale intervento ci vorrà un largo consenso internazionale.

Nato: se i bombardamenti continuano non staremo a guardare
Gli attacchi sistematici contro la popolazione civile in Libia potrebbero essere considerati come crimini contro l'umanità, e se Gheddafi continuerà ad attaccare la popolazione civile, la comunità internazionale non potrà stare a guardare: lo ha affermato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. «Simili attacchi generalizzati e sistematici contro la popolazione civile potrebbero essere considerate crimini contro l'umanità: se Gheddafi e i suoi militari continueranno ad attaccare la popolazione in modo sistematico, non posso pensare che la comunità internazionale e l'Onu resteranno a guardare», ha dichiarato Rasnmussen, sottolineando tuttavia più volte che l'Alleanza «non ha alcuna intenzione di intervenire» senza un chiaro mandato dell'Onu. La Nato «è in stretto contatto» sia con i vertici della Lega araba che con quelli dell'Unione africana», ha detto Rasmussen sottolineando di avere accolto molto favorevolmente la dichiarazione dei ministri degli Esteri della Lega araba «che si sono detti pronti a sostenere la creazione di una no fly zone se il regime di Gheddafi continuerà ad attaccare la popolazione civile».

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