Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 13:32.

My24

Assicurano subito dopo il Cdm che la riforma della giustizia appena varata dal governo sarà discussa con l'opposizione. Anzi, il guardasigilli Angelino Alfano si affretta a chiarire che «prenderà direttamente contatto con i partiti per consegnare il testo». Ma il premier Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia in versione dialogante convincono poco il centrosinistra, soprattutto democratici e dipietristi. Così passa pochissimo tempo tra il varo e le prime reazioni che non sembrano certo di apertura.

Pd: paese inchiodato su problemi di Berlusconi
Per il Pd interviene subito il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini. «Faremo un'opposizione dura e intransigente», avverte l'esponente dei democrats bollando tutto come «un'operazione solo di immagine» e «punitiva per i magistrati». Mentre il segretario Pierluigi Bersani si limita a sottolineare che «come al solito questo paese è sempre sulle priorità politico-personali di Berlusconi e mai sulle priorità vere». Subito giunge anche la stoccata del sindacato delle toghe. «È una riforma punitiva il cui disegno complessivo mina l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e altera sensibilmente il corretto equilibrio tra i poteri dello stato. È una riforma contro i giudici che riduce le garanzie per i cittadini», sottolineano i vertici dell'Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini.

Di Pietro tranchant: referendum spazzerà via la riforma
Insomma, le prime reazioni sono all'insegna della tensione. Il Pd promette battaglia affiancato, in questo senso, anche dall'Idv di Antonio Di Pietro, certo che la riforma verrà spazzata via dal referendum popolare. Sulla giustizia, avverte l'ex pm, «è stata proposta una riforma così antidemocratica da stravolgere lo stato di diritto». E comunque Di Pietro sfida ora «il governo ad andare fino in fondo, convinti come siamo che in Italia ci sia una maggioranza di cittadini che vuole difendere la Costituzione e lo stato di diritto» e che lo farà con il referendum. Molto netto anche l'ex ministro della Giustizia Oliviero Diliberto ora portavoce nazionale della Federazione della sinistra. «La pseudo riforma licenziata dal Consiglio dei ministri sulla giustizia non è altro che un'ennesima legge ad personam, scritta sotto diretta dettatura di un premier oramai disperato».

Terzo polo: forti perplessità ma pronti a discutere
Pd e Idv sono quindi molto critici, più cauti invece i terzopolisti che dopo una riunione a Montecitorio definiscono una linea comune. «Il Terzo polo non chiude alla riforma della giustizia proposta oggi dal governo, pur rilevando «forti perplessità» su alcuni punti «che dovranno essere risolte», si legge in una nota diffusa al termine della riunione. Il terzo polo prende poi atto «delle positive affermazioni del presidente del Consiglio che ha dichiarato chiusa la stagione delle leggi "ad personam"» e annuncia che «presenterà le proprie proposte nel corso dell'iter parlamentare». Insomma non una bocciatura definitva come quella di democratici e di pietristi in linea con quanto aveva dichiarato stamane il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova. «Bisogna leggere quello che c'è scritto. i titoli della riforma sono da tempo all'ordine del giorno, non abbiamo nessun pregiudizio».

Alfano: scioperi Anm? Non ce ne sono i motivi
Sul riassetto, però, cominciano a registrarsi anche le prime prese di posizione dei magistrati. Alfano in conferenza stampa non ha per la verità risparmiato stoccate all'indirizzo dei giudici e a un cronista che lo interpellava sulla possibilità di uno sciopero delle toghe contro la riforma ha risposto senza troppi giri di parole. «Se l'Anm (il sindacato delle toghe, ndr) proclamerà degli scioperi vedremo come li motiveranno, crediamo che non ci siano motivi perché si tratta di una riforma molto equilibrata». Il parlamento,ha spiegato il guardasigilli, «è sovrano nel nome del popolo per il quale il giudice emette le sentenze. Se si rompe questo circuito è una invasione di campo della magistratura nella sfera della politica. Noi vogliamo mantenere la serenità nel dibattito».

Caselli: parlare di riforma è quasi presa in giro
Ma i magistrati sono già in allarme da tempo e ieri i consiglieri togati del Csm avevano messo nero su bianco tutta la loro preoccupazione per il «clima torbido» che si sta addensando attorno alla magistratura. Oggi, poi, è arrivata il giudizio negativo del procuratore della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli. «Parlare di riforma della giustizia, secondo me, è giocare con le parole: quasi una presa in giro. Sarebbe una riforma - ha detto Caselli - se il funzionamento del sistema migliorasse anche solo di poco; se si facesse qualcosa per avere tempi processuali più brevi; se aumentassero i mezzi per la magistratura per rendere quel servizio che i cittadini hanno il sacrosanto diritto di pretendere. Qui invece - ha aggiunto il procuratore di Torino - c'è la sedicente riforma della giustizia che non migliora niente di niente sul versante dell'efficienza del sistema».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi