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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 15:26.

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L'affondo di Berlusconi: con la riforma della giustizia eviteremo la dittatura dei giudici (Reuters)L'affondo di Berlusconi: con la riforma della giustizia eviteremo la dittatura dei giudici (Reuters)

Chi si aspettava un premier in versione colomba rimarrà deluso. Perché in un messaggio inviato oggi ai promori della Libertà, Silvio Berlusconi rispolvera la sua vis polemica contro i magistrati e spiega che la riforma della giustizia è stata varata per porre fine «alla dittatura dei giudici». «Il grande Alexis de Tocqueville diceva: "Tra tutte le dittature la peggiore è quella dei giudici. Con questa riforma noi cercheremo di evitare che questo accada». Toni per niente concilianti. Sin dall'esordio il premier torna a scagliarsi contro i magistrati, la sinistra e l'ex alleato Gianfranco Fini. «Ora che Fini e i suoi - prosegue Berlusconi - non sono più con noi la maggioranza è più coesa e determinata e questo ci consentirà di portare in Parlamento una riforma assolutamente equilibrata e moderna».

L'abc della riforma costituzionale della giustizia in 15 voci (di Claudio Tucci)

La fiducia dei cittadini nella giustizia è ormai a zero
Una riforma che, ribadisce il Cavaliere come aveva già fatto all'indomani del via libera del Consiglio dei ministri, «non è una legge ad personam, non è una riforma per una persona o contro una persona e quindi l'opposizione non potrà dire che si applica ai miei processi». La riforma, chiarisce Berlusconi, «è per gli italiani, è rispettosa dei principi costituzionali e ha come obiettivo il giusto processo e una giustizia finalmente nell'interesse dei cittadini». Perché, lamenta Berlusconi, «l'equilibrio tra accusa e difesa non c'è più e non c'era da tempo, la bilancia della giustizia pendeva e pende senza eccezioni dalla parte dell'accusa a svantaggio dei cittadini, non è davvero un caso se la fiducia nella giustizia sia ormai a zero».

Il premier contro il Csm: terza Camera politica che critica governo e parlamento
Poi il premier non risparmia critiche. A cominciare dal Csm, «ormai diventato una specie di terza camera politica sempre pronta a criticare il governo e il Parlamento e a intervenire addirittura con commenti sulle leggi in discussione alle Camere». Quindi, avverte, «nei prossimi giorni e nelle prossime settimane dovremo rispondere ai numerosi attacchi che la sinistra e le toghe rosse hanno già iniziato a rovesciarci addosso nel tentativo di ostacolare questa riforma». Che, ripete ancora una volta, «se fosse stata fatta per tempo» avrebbe evitato Tangentopoli, ma anche l'abbattimento «del nostro primo governo nel 1994 e che ha determinato anche la caduta di un governo di sinistra a causa della loro improvvida proposta di riformare la giustizia avanzata dal ministro Mastella». Infine un messaggio all'opposizione: «Questa volta indietro non si torna, anche se noi, con lo spirito liberale che ci muove, saremo sicuramente aperti a integrazioni e a miglioramenti che potranno anche esserci suggeriti dai nostri oppositori purchè non si snaturi l'impianto complessivo della riforma». Bersani&co sono avvisati. (Ce. Do.)

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