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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 17:24.
La ritirata dei ribelli da Brega, riconquistata dalle forze leale a Muammar Gheddafi, è avvenuta su camion equipaggiati con armi antiaerei, lungo la strada costiera che porta a Ajdabiya: di qui passa la via maestra per le città ancora in mano ai rivoltosi in Cirenaica, Bengasi 150 chilometri più a nord, e Tobruk.
Città in cui i ribelli attendono con timore, consapevoli che non è possibile tornare indietro e intenzionati a resistere fino all'ultimo se Gheddafi riuscirà a riprendere tutta la Cirenaica.
Così la primavera araba che ha fatto crollare il regime di Ben Ali in Tunisia e quello di Hosni Mubarak in Egitto, si trascina in Libia, e i ribelli che attendevano un sostegno dall'estero per ora hanno solo incassato la disponibilità internazionale ad applicare una 'no-fly zone' sul paese, sul modello di quella che fu applicata all'Iraq di Saddam Hussein.
Dopo Gran Bretagna e Stati Uniti, anche la Francia oggi ha dichiarato che vuole accelerare i suoi sforzi sforzi per creare una no-fly zone: lo ha detto il ministro degli Esteri, Alain Juppé, plaudendo alla decisione della Lega Araba che ieri ha chiesto l'instaurazione di una zona di interdizione al volo sul paese per impedire alle forze di Muammar Gheddafi di bombardare i ribelli.
E importante per i ribelli che la Lega Araba abbia superato le divisioni interne e deciso di isolare Gheddafi. Ma la Francia è per ora l'unico dei paesi occidentali che ha apertamente riconosciuto come un organo legittimo il Consiglio di transizione dei rivoltosi.
Intanto profittando anche della minore esposizione mediatica degli ultimi due giorni, con i riflettori puntati sulla catastrofe del sisma giapponese, Gheddafi ha sferrato un contrattacco che ha riconquistato Ras Lanuf e poi Brega. In questa seconda città avrebbe bombardato e vi sarebbero stati anche attacchi aerei.
A Bengasi l'umore della popolazione resta bellicoso; molti combattenti feriti tornano ma molti prendono la via del fronte. A Misurata, ultimo bastione dei ribelli nella Libia occidentale, le truppe di Gheddafi sarebbero subito fuori del centro abitato.
La no-fly zone dovrebbe impedire a Gheddafi di usare aerei da guerra per attaccare le postazioni ribelli. A parte la disponibilità in linea teorica però, non vi sono disposizioni pratiche nè è chiaro se questa strategia avrebbe un impatto determinante sui combattimenti in corso nel paese.
Uno dei leader di Al Qaeda, Abu Yahya al Libi, ha esortato gli insorti in Libia a proseguire la loro lotta contro il regime di Muammar Gheddafi, in una videoregistrazione comparsa oggi su siti internet di area integralista. Si tratta della prima reazione della rete di Osama bin Laden dall'inizio, il 15 febbraio scorso, della rivolta, di cui Gheddafi ha più volte addossato la responsabilità proprio ad Al Qaeda. Al Libi, ritenuto uno dei più importanti 'teorici' di Al Qaeda, ha incitato i libici a proseguire la rivolta «senza esitazione e senza paura di far precipitare Gheddafi nell'abisso della sofferenza».
«Attenti a non lasciare le armi», ha esortato, aggiungendo che ritirarsi ora porterebbe a «nuovi decenni più duri, con più oppressione e più ingiustizie di quanto finora sopportato».«I libici - ha concluso Al Libi - hanno sopportato sofferenza di ogni tipo per oltre 40 anni a opera di Gheddafi, che li ha usati «per sperimentare le idee marce, le sue stravaganze, le sue politiche folli e le sue opinioni stupide».
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