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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 17:46.
Non farà la fine dell'amato Cristoforo Colombo, che dopo gli onori delle scoperte americane morì in solitudine e povertà in una casetta di Valladolid. Perché Claudio Scajola è piuttosto simile alla mitica fenice che risorge con regolarità dalle sue ceneri.
La prima volta era stato nel 1983, quando aveva dovuto lasciare il ruolo di giovane e fresco sindaco della mussoliniana Imperia per un'accusa di concussione legata al Casinò di Sanremo (sul suo sito la vicenda non si menziona, ma l'inaugurazione di una piscina polifunzionale in città sì). Dopo l'assoluzione, perché il fatto non sussisteva, sette anni dopo Scajola si rimetteva la fascia tricolore.
Il secondo incenerimento c'era stato nel luglio 2002, nelle vesti di ministro dell'Interno: in un aereo di ritorno da Cipro definisce Marco Biagi, ucciso tre mesi prima dalle Br, «un rompicoglioni» («una frase estrapolata dal contesto di una conversazione assolutamente informale», si legge ancora nel sito). Si dimette, ma la resurrezione conseguente si verifica nel luglio di un anno dopo, quando Berlusconi lo fa tornare sì ministro, ma solo per l'attuazione del programma di governo.
L'ultimo caso risale al 4 maggio 2010, quando le ombre della cricca di Diego Anemone oscurarono la magnifica vista Colosseo del mezzanino di via del Fagutale e portarono Scajola a rassegnare un'altra volta le dimissioni da ministro per lo Sviluppo Economico. Questa resurrezione è ancora in corso e se ne inizia appena a scorgere la forma. Ma sta avvenendo. Perché Scajola, forte del fatto che in questi due anni l'inchiesta su di lui non ha preso corpo, è pur sempre figlio orgoglioso della Liguria della terra strappata ai monti e dei navigatori che convinsero re a investire fortune su rotte soltanto ipotetiche.
Scontata la pena del silenzio e della scarsa visibilità in una sorta di purgatorio dantesco per politici, nel torpore del sabato pomeriggio Scajola è andato ad Arcore per incontrare Berlusconi, con il quale comunque i rapporti sarebbero stati sempre di cordiale amicizia. Per il Cavaliere rinnegare Scajola sarebbe stato un peccato verso i padri, visto che l'ex ministro, è sempre stato fra i fedelissimi dell'ideale di Forza Italia. Che nel 1996, a quanto scrive sul suo sito, «era un movimento di opinione, raccolto intorno alla figura del Leader e al suo carisma, ma inevitabilmente poco definito nella struttura, privo di organi direttivi dotati di competenze precise, vago nei suoi confini (non esisteva un tesseramento), poco radicato sul territorio». Lui, appena nominato coordinatore nazionale, si mette «subito al lavoro» per farlo diventare il partito che vincerà le elezioni del 2001.
Sono passati 15 anni, ma il pensiero di Scajola sembra cambiato di poco, anche se ora non si parla più di Forza Italia, ma del Pdl: «Geniale intuizione politica di Berlusconi, che non è diventata uno strumento organizzato funzionante - ha detto lui stesso dopo l'incontro di Villa San Martino - Doveva essere il partito della gente, della nostra gente. Troppo spesso non lo è». La gente di Scajola è soprattutto quella che forma la storica componente di Forza Italia, raccolta dal novembre scorso nella nuova Fondazione Cristoforo Colombo, think tank di una sessantina di parlamentari, da Antonio Martino (Presidente d'Onore, Scajola è quello esecutivo) a Mario Baccini (Presidente Comitato Politico), da Massimo Maria Berruti (Vice Segretario Generale ) a Osvaldo Napoli (Responsabile Rapporti con il Pdl).
«Il viaggio di Colombo è una metafora del viaggio verso un nuovo modelllo sociale e politico... La navigazione iniziata nel 1994 da Berlusconi va in questa direzione. A noi il compito di favorirla, incoraggiarla, difenderla contro i pericoli vecchi e nuovi», si legge nello statuto della Fondazione. A tenere la "Bussola", così si chiama la sua rubrica-editoriale sul sito, è proprio Scajola. Che in attesa di capire in cosa risorgere, stringe il timone della sua caravella di voti, con la pazienza tipica dell'appassionato di auto d'epoca e giardinaggio quale lui si definisce. All'appartentemente complesso problema della sua posizione, d'altra parte, c'è una soluzione piuttosto semplice. Proprio come un uovo di Colombo.
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