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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 17:38.
Si rivedranno forse tra una settimana e per allora il nodo andrà sciolto. Perché la minaccia di costituire gruppi autonomi in Parlamento resta per il momento congelata, ma l'ex ministro Claudio Scajola è deciso a lasciare la pistola fumante sul tavolo di Silvio Berlusconi. Fino a quando non riceverà dal premier la giusta risposta alle sue richieste. I due si sono rivisti oggi pomeriggio a Palazzo Grazioli: quarantacinque minuti di confronto schietto, non senza toni accesi, che non è servito a risolvere la questione. Insomma, la tensione tra il premier e l'ex coordinatore di Forza Italia resta alle stelle.
Scajola: Pdl abbandonato a se stesso, così non si può andare avanti
Al Cavaliere l'ex ministro (guarda il ritratto), raccontano i ben informati, ha elencato tutto quello che non va nel partito, ribadendo quanto scritto domenica sul sito web della sua fondazione (60 parlamentari tra Camera e Senato). «Il Pdl è abbandonato a se stesso - è il ragionamento fatto da Scajola a Berlusconi -. Così non si può più andare avanti, non c'è alcuna attenzione verso gli eletti nel territorio». Non che il premier non ne fosse a conoscenza, ma l'ex ministro ha voluto sottolineare una volta di più le difficoltà del partito che non esiste al di là dei palazzi romani e che rischia dunque di implodere. Sottolineature condivisibili, dunque, ma al premier non è piaciuto il tono perentorio di Scajola che minaccia di far saltare gli equlibri finora faticosamente raggiunti.
La proposta sul tavolo: il ruolo di responsabile degli enti locali
E anche se i maggiorenti del Pdl si affrettano a gettare acqua sul fuoco («Claudio è una risorsa per il partito», dice Fabrizio Cicchitto) e qualcuno ipotizza anche un rientro nell'esecutivo («c'è spazio per lui al governo», si lascia andare Maurizio Gasparri), la tensione sollevata dalla sortita dell'ex ministro resta tutt'altro che sciolta. Come il suo destino. Perché, durante l'incontro, si è ragionato anche del futuro di Scajola e Berlusconi è tornato a ribadire il suo "no" sia a un avvicendamento con Sandro Bondi, nel ruolo di coordinatore, sia con Paolo Romani, alla guida dello Sviluppo economico, il suo vecchio ministero. «Tra le proposte sul tavolo c'è quella di un ruolo di raccordo con gli eletti del partito - racconta uno degli uomini più vicini all'ex ministro - una sorta di responsabile degli enti locali».
La risposta dell'ex ministro all'offerta del Cavaliere
«Un po' poco», sarebbe stata la risposta di Scajola che considera l'offerta troppo al ribasso se limitata solo alle prossime amministrative. Il discorso cambierebbe, ragiona qualcuno dei suoi, «se invece il raggio d'azione dell'incarico andasse oltre le elezioni». In questo caso infatti l'ex ministro si troverebbe a dover mettere mano alla macchina del Pdl per ricostruire il quasi inesistente rapporto con amministratori locali e cittadini. Una missione non semplice, ma per la quale Scajola ha già mostrato di avere tutte le carte in regola. Lui, che già nel 1994 fece fare a Forza Italia il salto da movimento a partito strutturato, potrebbe adesso ripetere quel miracolo di cui il Pdl ha bisogno come l'aria in vista del prossimo match elettorale. Ma per ora le distanze tra il Cavaliere e l'ex ministro restano abissali e la minaccia di una diaspora interna non è affatto superata.
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