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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 13:45.

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Nella foto il sottosegretario Carlo GiovanardiNella foto il sottosegretario Carlo Giovanardi

La definizione, per la verità, non era sua ma dell'ex alleato. «Le correnti dei partiti sono metastasi». Mai come ora, però, il premier Silvio Berlusconi è d'accordo con Gianfranco Fini. Costretto com'è a rinviare il rimpasto di governo (forse domani al Colle ci sarà però una piccola tranche di nomine) e ad affrontare la possibile diaspora interna dell'ex ministro Claudio Scajola (leggi il ritratto). Insomma, il Pdl torna a essere una pericolosa polveriera, resa ancor più incandescente da correnti e gruppuscoli nati sulle ceneri di Forza Italia e An che rischiano di complicare parecchio il futuro del Cavaliere. Come se non bastasse, poi, ci sono anche i mal di pancia dei responsabili che rivendicano poltrone e spazi, finora sempre rinviati. Per non parlare dell'ultima protesta. Quella del sottosegretario Carlo Giovanardi che ha la delega alla famiglia e che chiede un intervento del premier contro i tagli subiti dal suo dipartimento: dai 300 milioni di tre anni fa ai 25 del 2011.

Domani Berlusconi al Colle per "rimpastino"
Le questioni interne a via dell'Umiltà si intrecciano a quelle del rimpasto. Che il premier potrebbe decidere di sciogliere in parte già domani. Si parla infatti di un incontro al Quirinale con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per illustrargli la possibilità di un rimpastino che contemplerebbe la nomina di Saverio Romano al ministero dell'Agricoltura e lo spostamento di Giancarlo Galan al dicastero dei Beni culturali. Il condizionale, però, è d'obbligo perché non ci sono ancora decisioni definitive al riguardo.

Scajola scende nel gradimento del premier
Le vicende interne al Pdl si intrecciano con quelle del restyling dell'esecutivo modificando quindi equilibri e classifiche. Così scende nel gradimento del premier proprio l'ex ministro Scajola, tra gli artefici della nascita di Forza Italia, politico che conosce il partito a menadito e che punta ora i piedi desideroso di tornare in prima linea. La sua sortita (23 deputati e 12 senatori pronti a staccarsi) non è piaciuta a Berlusconi che, però, sa di dover trovare uno strapuntino per evitare l'incidente diplomatico: non il posto di coordinatore del Pdl Sandro Bondi (ecco il suo ritratto), che pure Scajola aveva reclamato, e nemmeno quello di Paolo Romani alla guida dello Sviluppo economico, la sua vecchia casa per dirla tutta. Dove, però, è molto improbabile che Scajola faccia ritorno.

Risalgono le quotazioni dell'ex Udc Romano
Sul tavolo del premier restano poi altri problemi. Perché se Scajola rientrasse nell'esecutivo, le caselle diminuirebbero ma non gli appetiti, soprattutto tra i responsabili. Dove tornano a salire le quotazioni di Saverio Romano (guarda il ritratto), ex ras dell'Udc in Sicilia, che qualche giorno fa ha incassato la notizia più attesa: l'archiviazione, da parte della procura di Palermo, di un'inchiesta per mafia aperta nel 2005 dopo le dichiarazioni di un pentito (la seconda a carico del leader dei Pid che già nel 1999 era stato indagato dai pm palermitani). Una chiusura che fa tirare un sospiro di sollievo al diretto interessato e forse anche a Berlusconi che aveva indugiato sulla nomina per via delle perplessità manifestate al Quirinale. Probabile che l'archiviazione spalanchi quindi le porte del ministero dell'Agricoltura all'ex presidente dell'Ircac, oggi avvistato a Palazzo Grazioli. Domani al Colle Berlusconi potrebbe già indicare la sua promozione.

Il mal di pancia di Galan
Se Romano diventerà ministro bisognerà trovare una nuova sistemazione per l'attuale titolare del dicastero, l'ex governatore veneto, Giancarlo Galan. Uomo schietto e pratico, che non ha mai fatto mistero di aver accettato a malincuore il trasferimento a Roma per lasciare la guida della regione al leghista Zaia, Galan ha già fatto capire che la destinazione futura (il ministero dei beni culturali) non è particolarmente gradita. Il motivo? L'ex governatore non vuole trovarsi in mano una scatola vuota di risorse e la ribellione di tutto il mondo della cultura dietro la porta per via dei tagli decisi da Giulio Tremonti. Il premier ha finora apprezzato la capacità di Galan di fare un passo indietro quando necessario e questa volta dovrà tener conto dei suoi desiderata. Alla fine, però, dal Pdl lo danno ormai al posto di Bondi, secondo alcuni rumors già domani. E chissà se riuscirà a invertire la rotta degli tagli continui che hanno determinato anche il terremoto ai vertici del Consiglio superiore dei beni culturali con le dimissioni dell'archeologo Andrea Carandini.

Bernini stabilmente nelle simpatie del Cavaliere
Grane che si aggiungono ad altre grane per la maggioranza. Che deve fare i conti poi con le proteste dei responsabili in attesa di 4-5 sottosegretariati da dividere tra i leader delle varie correnti. Anche nella mini-pattuglia neo puntello del Cavaliere le correnti la fanno infatti da padrone. Così dal giornalista Francesco Pionati all'imprenditrice umbra Catia Polidori (stabilmente nelle simpatie di Berlusconi) cresce l'ansia per un riconoscimento promesso da tempo, ma che tarda ad arrivare. Perché, di certo, nel rimpasto ci sono per ora solo le caselle principali e il posto da viceministro dello Sviluppo per la combattiva Anna Maria Bernini, avvocato di grido a Bologna e ora difensore accanito del premier davanti agli schermi tv. L'unica alla quale Berlusconi ha annunciato davvero la promozione dentro l'esecutivo. «Annamaria vieni sul palco e cantaci una canzone, dobbiamo festeggiare il tuo ingresso al governo», fu l'esordio del Cavaliere a una festa di qualche settimana fa. La canzone era Summertime di George Gershwin, un must per l'ugola della graziosa pidiellina. «Tempo d'estate e la vita è facile». Non proprio per tutti alla corte del Cavaliere.

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