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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 08:30.

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Va dove ti porta la panchina: da Grozny a Haiti, il calcio ai tempi delle dittature(Nella foto, l'allenatore del Terek Grozny, l'olandese Ruud Gullit- EPA)Va dove ti porta la panchina: da Grozny a Haiti, il calcio ai tempi delle dittature(Nella foto, l'allenatore del Terek Grozny, l'olandese Ruud Gullit- EPA)

Il Professore e il Colonnello – Più controversa e meno fruttuosa la parentesi libica del compianto "professore" Franco Scoglio, cittì della Libia proprio dal gennaio al settembre 2002. Fatale gli fu la sconfitta per 3 a 2 contro il Congo nelle qualificazioni della Coppa d'Africa. «Mi hanno esonerato perché non facevo giocare Gheddafi Junior, non per la sconfitta», fu la denuncia di Scoglio. E dire che l'avventura del tecnico che già aveva guidato la Tunisia, era cominciata sotto tutt'altri auspici: «Gheddafi Junior? Mi sembra un calciatore interessante. Ha un bel sinistro. Vantaggi per lui? No, anzi. Dovrà lavorare il doppio degli altri». Missione fallita.

Il brasiliano e il Rais – Al brasiliano Evaristo de Macedo Filho (che, da giocatore, vestì anche le maglie di Barcellona, Real Madrid e Flamengo, vincendo in tutto cinque titoli spagnoli) toccò invece l'onore e l'onere di guidare ai campionati del mondo di Messico 1986 l'Iraq di Saddam Hussein, gestito di fatto dal figlio del Rais, Uday, solito a minacciare e torturare i giocatori per i risultati deludenti. Macedo difese al meglio l'onore della real casa: tre sconfitte di misura (0-1 col Paraguay; 1-2 col Belgio; 0-1 coi padroni di casa del Messico), prima di tornare in Brasile, nel 1988, alla guida del Bahia

L'italiano alla corte di Fidel – Tre sconfitte e una sola vittoria nelle qualificazioni mondiali costarono, nell'ottobre 1996, il posto di ct di Cuba all'italiano Giovanni Campari. Panchina che era stata il punto d'approdo ultimo di un lungo sodalizio tecnico e umano, iniziato alla fine degli Anni Ottanta, quando Campari – che aveva allenato Reggiana e Ravenna – iniziò a recarsi periodicamente a Cuba per alcuni seminari ai tecnici locali. Poi arrivarono gli incarichi di direttore tecnico di tutte le nazionali cubane, e la guida dell'Under21, prima del fallimento con la Nazionale maggiore, determinato anche dalle difficili condizioni economiche del paese, che obbligarono Cuba a giocare in trasferta anche le gare casalinghe, per l'impossibilità di ospitare le delegazioni straniere.

Miracolo haitiano – Storia che affonda nelle radici del nostro football, quella di Ettore Trevisan, artefice – come allenatore – del miracolo Haiti, la nazionale caraibica che si qualificò a sorpresa per i Mondiali di Germania 1974, dove fece venire i brividi all'Italia di Valcareggi (che vinse per 3 a1 in rimonta all'esordio, dopo il gol dell'haitiano Sanon che mise fine a una leggendaria imbattibilità di Zoff). Dopo molte esperienze nella serie C italiana e nella massima divisione greca, Trevisan accettò l'incarico di allenatore di Haiti, in quel periodo retta dalla dittatura di Jean Claude "Baby Doc" Duvalier, che da tre anni aveva preso il posto del padre, Papa Doc. Trevisan guidò i caraibici alla storica qualificazione mondiale, ma un italiano in panchina nell'occasione più prestigiosa avrebbe reso meno autentico – agli occhi del regime – il trionfo dell'"haitianità", senza contare che con l'esclusione dello "straniero" dalla divisione dei premi mondiali sarebbe stato più facile a Baby Doc accaparrarsi tutto. Ecco quindi l'esonero a sorpresa alla vigilia della rassegna iridata, a favore del suo vice, Tassy. E dire che nel girone di qualificazione l'Haiti di Trevisan aveva avuto la meglio su Guatemala, Honduras e anche il temibile Messico. Ma per Baby Doc il risultato, nel calcio, non era poi la cosa più importante.

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