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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 15:49.
Un faccia a faccia prima del Cdm di oggi nel corso del quale Silvio Berlusconi è tornato a spiegare al suo più fedele alleato, Umberto Bossi, le ragioni dell'intervento italiano nella missione in Libia. Un tentativo, insomma, per provare a ridurre le perplessità che il Carroccio e in primis proprio il Senatur avevano espresso nei giorni scorsi, marcando le distanze rispetto all'accelerazione decisa venerdì dall'esecutivo. Al leader della Lega il Cavaliere ha ribadito che l'Italia non poteva fare altrimenti pena il rischio di essere marginalizzata e di subire l'attivismo della Francia di Nicholas Sarkozy che preme per acquisire il controllo ufficiale delle operazioni. Da qui le sottolineature prima di Franco Frattini e poi di Ignazio La Russa che hanno auspicato il trasferimento della "testa" della missione a Napoli, al comando Nato.
Napolitano: non potevamo sottrarci a responsabilità
Intanto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, intervenendo all'Università dell'Insubria, ha parlato della situazione in Libia sottolineando che «qualsiasi preoccupazione è pienamente legittima e va rispettata ma non potevamo e non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità». L'Italia, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «è un paese importante, è un membro importante della Comunità internazionale e dell'Alleanza Atlantica e non può non dare il suo contributo alla soluzione della crisi libica, e la riaffermazione del diritto di questi popoli, in particolare di quelli arabi, in questa fase storica, di vedere riconosciuta la loro sete di libertà e giustizia».
Lega lavora a risoluzione autonoma: ecco i punti
Tra il premier e il Carroccio non ci sono strappi, almeno per il momento, anche se in Cdm la Lega ha rimarcato i suoi paletti auspicando un voto del Parlamento su una risoluzione molto dettagliata. Risoluzione alla quale il Carroccio starebbe già lavorando e su cui potrebbe esserci la convergenza del Pdl. Nel documento si mettono nero su bianco le richieste evidenziate dalla Lega già nei giorni scorsi (assunzione di responsabilità dei paesi della coalizione a farsi carico di una quota di profughi e blocco navale per contrastare l'immigrazione clandestina), ma se ne aggiungono anche altre. Come ha spiegato il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli: il rispetto degli accordi commerciali precedenti all'intervento militare in Libia e l'adesione integrale alla risoluzione Onu.
I dubbi del Carroccio durante il Cdm
Tutti tasselli enunciati da Calderoli in Cdm. Durante la riunione il ministro leghista ha sottolineato «che la Lega avrebbe preferito un passaggio alle Camere e non solo nelle commissioni e maggiore cautela». Temi su cui si era affidata «alla mediazione di Berlusconi» che poi però «si è trovato con pochi margini di manovra» visto che «altri ministri aveva già detto fin troppo». Un riferimento, nemmeno troppo velato, a Ignazio La Russa e Franco Frattini, rei, secondo il Carroccio, di aver spinto per l'intervento italiano nella missione imprimendo una brusca accelerazione all'intera partita.
La Russa: Lega non ha mai intralciato decisioni governo
Insomma, le tensioni dentro la maggioranza non sembrano completamente sopite, anche se il ministro della Difesa prova a minimizzare i distinguo del Carroccio. «La Lega non ha mai votato contro la nostra partecipazione, neppure in commissione e non ha mai intralciato le decisioni del Governo. Con lo stesso Maroni ho concordato che se non avessimo deciso di partecipare alla missione non avremmo avuto la necessaria autorevolezza per chiedere all'Europa di prendersi la responsabilità comune degli immigrati che giungono in Europa per il protrarsi della crisi nel Nord Africa». Domani intanto sarà la conferenza dei capigruppo a decidere l'iter del confronto parlamentare sulla partecipazione italiana alla missione libica: alle 12.30 si riunisce quella della Camera, mentre alle 12 sarà la volta del Senato che ha anticipato la seduta originariamente prevista per le 12.30.
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