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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 07:54.

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BRUXELLES - Mancava il terzo tassello al pacchetto globale di riforme per recuperare la stabilità dell'euro squassato dalle crisi multiple di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. Il tassello è arrivato con l'accordo, raggiunto ieri a Bruxelles dai 17 ministri dell'Eurogruppo, sulla creazione dell'Esm, il meccanismo europeo permanente di stabilizzazione della moneta unica. A questo punto all'appello manca soltanto l'Efsf, l'European Financial Stability Facility: il suo capitale effettivo salirà da 250 a 440 miliardi ma sui dettagli tecnici per farlo si lavorerà dopo il vertice europeo di questo fine settimana, ha annunciato ieri Jean-Claude Juncker, il presidente dell'Eurogruppo, soddisfatto per l'intesa raggiunta. Che ora andrà sul tavolo del summit del 24-25 marzo per ottenere l'imprimatur dei capi di governo dell'Unione.


L'appuntamento dovrebbe assomigliare a una festa per il complesso di difficili riforme messe a punto, dal patto di competitività a quello di stabilità passando appunto per l'Esm, con le quali si vuole non solo dare una più chiara e organica governance economica all'Eurozona ma anche vaccinarla da devastanti crisi in futuro.

In realtà la festa rischia di essere rovinata dal Portogallo se, come si teme, il governo dovesse cadere proprio sull'approvazione del nuovo pacchetto di misure di rigore e riforme, concepito per evitargli di ricorrere, dopo Grecia e Irlanda, agli aiuti dell'Efsf. «Una crisi di governo rischierebbe di spingerci tra le braccia dell'aiuto internazionale», ha avvertito ieri il ministro delle Finanze Fernando Texeira Dos Santos. Basterà questa prospettiva a sostenere in parlamento la compagine minoritaria di Josè Socrates? Poi ci sarà il rinegoziamento delle condizioni del prestito già concesso a Dublino, altra patata bollente che ha causato all'ultimo vertice tensioni fortissime con Francia e Germania.


Ma veniamo all'Esm, che sarà un organismo intergovernativo, creato da un Trattato tra i 17 membri dell'area euro, regolato dalla legislazione internazionale e con sede a Lussemburgo. Il suo compito sarà di emettere prestiti per assicurare assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà ma a condizioni molto severe. Al Fondo andranno anche i proventi delle multe che dovessero essere inflitte ai paesi che non rispettassero le regole del patto di stabilità.

L'Esm avrà una dotazione finanziaria di 700 miliardi che gli garantiranno una capacità di finanziamento effettiva di 500 miliardi. Del totale, 80 miliardi sarà il capitale versato, la metà entro il luglio 2013, quando il fondo diventerà operativo, e il resto nei tre anni successivi. Il resto della somma sarà assicurato da garanzie e capitale impegnato su richiesta.

I prestiti Esm viaggeranno con la tripla A. Saranno concessi a tassi fissi o variabili, in linea con la politica dell'Fmi. A decidere la struttura di prezzo dell'assistenza finanziaria sarà il Consiglio dei governatori, cioè il suo organo di governo formato dai ministri finanziari dell'area euro, con diritto di voto, e dal commissario Ue agli Affari economico-monetari e dal presidente della Bce nel ruolo di osservatori. Il Consiglio deciderà a maggioranza qualificata (80% dei voti). L'Esm potrà acquistare bond sul mercato primario. Non su quello secondario come auspicato invano, anche ieri, dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Il settore privato sarà coinvolto in eventuali ristrutturazioni del debito. Il contributo dell'Italia all'Esm sarà del 17,9% del totale, contro il 27,1 della Germania e il 20,3 della Francia.

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