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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 11:14.
Il terzo giorno dell'Odissea all'alba, operazione contro il regime libico legittimata da una risoluzione Onu, è contrassegnato dallo scontro fra Italia e Francia. Il ministro degli Esteri Frattini contesta a Parigi di dare un'interpretazione troppo ampia del mandato della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza Onu. La replica: «La Francia applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana» ha detto il generale Philippe Ponthies, portavoce del ministero francese della Difesa sul possibile ripensamento italiano delle basi date alla Nato. Lo stesso Ponthies, rispondendo a una precisa domanda dell'Ansa a Parigi, ha affermato: «Per il momento, la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda».
Poco dopo le 19,30 ha parlato anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: «Il comando delle operazioni torni alla Nato, il coordinamento sia diverso da quello deciso finora», ha detto il premier. Poi ha aggiunto: «Stiamo vivendo momenti particolari e in queste ore abbiamo dovuto ancora una volta sottolineare che per noi sono condizioni essenziali la chiara definizione degli obiettivi della missione in Libia nell'ambito della risoluzione Onu, limitati a no fly zone, embargo e protezione dei civili».
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L'irritazione nei confronti della Francia
Frattini ha lanciato un chiaro avvertimento ai partner della coalizione internazionale che sta attuando su mandato Onu la no fly zone sulla Libia: le operazioni, ha detto alla fine del Consiglio relazioni esterne dell'Ue di Bruxelles, dovranno essere sotto comando e controllo Nato, altrimenti l'Italia potrebbe riservarsi l'uso delle proprie basi solo per operazioni a comando condiviso. «È la Nato che deve prendere il comando: per condividere responsabilità gravi e metterle in comune, ognuno deve sapere ciò che fanno gli altri. L'Alleanza ha l'esperienza e la responsabilità, e quello dell'Europa e del Mediterraneo è il suo teatro classico» ha detto il ministro. Il titolare della Farnesina ha aggiunto: «Dovremo trovare un modo affinché, se vi fosse una moltiplicazione dei comandi, l'Italia possa assumere la responsabilità del controllo sul proprio comando, ma non sarebbe una soluzione utile». La posizione di Frattini ricalca la dichiarazione del primo ministro britannico David Cameron: «Adesso la coalizione sta operando sotto il comando americano, poi passerà alla Nato», ha precisato da Londra. Il ministro degli esteri italiano, in una nota della Farnesina uscita in serata, ha detto che se non fosse raggiunto un accordo per il passaggio del comando delle operazioni in Libia alla Nato, l'Italia considererebbe l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l'uso delle sette basi che il nostro paese ha messo a disposizione per la missione in questione.
In azione i Tornado italiani
Nel pomeriggio il primo di tre aerei Tornado italiani è decollato dalla base dell'aeronautica di Trapani. È uno dei mezzi italiani messi a disposizione della coalizione che sta svolgendo le operazioni militari sulla Libia, cioè otto caccia, tra cui quattro Tornado Ecr per la neutralizzazione delle difese aeree nemiche e quattro intercettori F-16. Intanto, le forze fedeli a Gheddafi hanno sparato sulla folla a Misurata. Almeno nove persone sono rimaste uccise, secondo gli abitanti della città in mano agli insorti.
Raid aerei sul bunker di Gheddafi
L'obiettivo più importante colpito nella seconda notte di raid aerei e bombardamenti sulla Libia per l'operazione Odissea all'Alba è stato un edificio della residenza-bunker di Muammar Gheddafi a Bab-al-Azizia, a sud di Tripoli, in cui si ritiene vi fosse il centro di comando e controllo delle forze libiche. Inoltre, pare che Khamis Gheddafi, figlio del colonnello Muammar, sarebbe morto domenica a Tripoli: a dirlo è il sito dell'opposizione libica al-Manara, per il quale Khamis sarebbe morto per le ferite riportate nei giorni scorsi quando un pilota dell'aviazione libica passato con l'opposizione avrebbe aperto il fuoco contro di lui vicino alla caserma di Bab al-Aziziya. La notizia non è stata ancora confermata, anche se al-Manara assicura che le proprie fonti «affidabili e di fiducia, confermano la morte» di Khamis Gheddafi.
Tripoli: Misurata libera dai Ribelli
Almeno 40 morti e 300 feriti sono il bilancio dell'attacco delle forze armate di
Muammar Gheddafi contro Misurata, nel terzo giorno di raid aerei della coalizione occidentale. Un portavoce dei ribelli ha riferito che i lealisti avevano organizzato in città un corteo a favore del Colonello e che mentre si stava svolgendo una contromanifestazione le forze di Gheddafi hanno aperto il fuoco. In serata il regime libico ha detto di aver preso il controllo della città.
La situazione degli scontri
Nella serata di domenica c'è stata anche la prima missione di caccia italiani al fianco dei jet Usa, britannici e francesi. Poco dopo le 20 sono decollati i primi Tornado dalla base di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo dell'Aeronautica militare. Sei in tutto sei gli aerei italiani impiegati che hanno completato la missione alle 22.30. A Bengasi, secondo testimonianze raccolte dalla Bbc, nella tarda serata sono proseguiti gli attacchi con granate, colpi di mortaio e artiglieria leggera. Intanto questa mattina sono partiti altri aerei francesi verso la Libia e non cessano i combattimenti sul terreno, nonostante il secondo cessate il fuoco annunciato da Tripoli. Le forze governative libiche che sabato scorso hanno attaccato Bengasi avrebbero ripiegato oggi fino ad Ajdabiya, 160 chilometri a sud. Centinaia di ribelli si sono radunati questa mattina ad alcuni chilometri da Ajdabiya, dove mancano acqua e sono saltate le linee di comunicazione. I ribelli sono armati di batterie antiaeree e di alcuni razzi Katiusha, ma non sanno quale strategia adottare, per il timore di colpire i civili. «Chiediamo più raid aerei. Vogliamo che bombardino i suoi aeroporti e i suoi carri armati. Anche se dobbiamo morire, entreremo oggi ad Ajdabiya», ha dichiarato un combattente.
La Russa: abbiamo messo in conto il rischio della ritorsione di Gheddafi
Il «rischio» di possibili ritorsioni di Muammar Gheddafi contro l'Italia, per la sua partecipazione alla coalizione occidentale contro il regime di Tripoli, «è stato messo in conto, anche se abbiamo notizie, che ritengo esatte, sulla inadeguatezza delle armi libiche a colpire il territorio italiano»: lo ha detto stamattina il ministro della Difesa Ignazio La Russa durante una telefonata con Maurizio Belpietro alla trasmissione "Mattino Cinque". «Il rischio c'è ma non sarebbe stato minore se non avessimo partecipato all'operazione, a meno che non ci fossimo schierati nettamente contro tutta la comunità internazionale, non mettendo a disposizione le nostre basi», ha aggiunto La Russa. Riguardo all'annuncio del cessate il fuoco da parte del regime di Gheddafi, La Russa ha sottolineato di non aver potuto ancora verificare, anche se l'obiettivo di una no fly zone è stato «largamente realizzato» anche con il contributo dei Tornado italiani e «oggi potrebbe essere completata l'opera». Lo stesso ministro non ha voluto, però, rivelare se i nostri aerei hanno sganciato bombe sugli obiettivi rimandando l'informazione, se potrà essere rivelata, agli Stati Maggiori.
Cresce il riserbo sulle operazioni in partenza da Trapani-Birgi
Cresce il riserbo sulle operazioni che potrebbero essere condotte nella base militare di Trapani-Birgi nell'ambito dell'operazione «Odyssey dawn». Dalle poche notizie che trapelano nella base che ospita il 37/mo Stormo dell'Aeronautica militare, i dati certi sono che in giornata atterreranno altri due Euro Fighter che si aggiungeranno ai quattro già arrivati ieri. Inoltre si alzeranno in volo gli F-16 e gli elicotteri per «normali operazioni di addestramento». La segretezza sulle operazioni, sostengono alla base, nasce per garantire la riuscita della missione e la sicurezza dei piloti. I velivoli F-16 e Euro Fighter possono essere impiegati nell'ambito di operazioni aeree complesse per garantire la difesa degli altri velivoli impiegati nella missione contro eventuali aerei ostili. A Trapani-Birgi rimangono schierati i Tornado che ieri sono stati inviati in Libia per distruggere le controaeree avversarie.
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