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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 16:04.

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Luca PalamaraLuca Palamara

Si riaccende lo scontro tra magistrati e governo sulla giustizia. Questa volta nel mirino del sindacato delle toghe finisce la riduzione dei termini di prescrizione prevista dall'emendamento inserito nel ddl sul processo breve che, sottolinea l'Anm in una nota durissima, «nulla ha a che vedere» con il principio costituzionale della ragionevole durata del processo e «rischia solo di determinare l'impunità per autori di gravi delitti». Insomma, per i magistrati la prescrizione breve, firmata dall'esponente pidiellino Maurizio Paniz, «è una sconfitta per tutti: per lo Stato che non riesce ad accertare la responsabilità dei reati; per le vittime che non ottengono giustizia per il torto subito; per l'imputato che, se innocente, non vuole la scappatoia della prescrizione, ma una assoluzione nel merito».

La Cirielli bis è offesa per tutti i cittadini
Nel comunicato, firmato dai vertici del sindacato, Luca Palamara (presidente), Antonello Ardituro (vice) e Giuseppe Cascini (segretario), la prescrizione ridotta per gli incensurati, che avrà un impatto immediato se approvata nei processi a carico del premier Silvio Berlusconi, «è un'offesa per tutti i cittadini onesti di tutto il Paese». Perché, ricorda ancora l'Anm, già nel 2005 con la ex Cirielli i termini di prescrizione erano stati «drasticamente ridotti, tanto che, nel 2009 il numero dei reati distinti per prescrizione è stato di oltre 140mila». In un solo anno, lamenta il sindacato delle toghe, «più di 140mila persone accusate di un reato hanno beneficiato della scappatoia della prescrizione» ed è «evidente - aggiungono - che un ulteriore riduzione dei termini di prescrizione, in assenza di qualsiasi intervento diretto ad assicurare un migliore funzionamento del sistema giudiziario determinerà soltanto un significativo incremento del numero dei processi destinati alla prescrizione».

L'affondo del sindacato delle toghe: attività legislativa piegata a interessi di parte
Un affondo che l'Anm dirige anche contro la riforma della giustizia. «Non era mai successo che l'attività legislativa - scrivono ancora Palamara, Ardituro e Cascini - venisse piegata in maniera così esplicita a interessi particolari». Quegli interessi che, secondo i vertici del sindacato dei giudici, sono stati tutelati sia attraverso il taglio dei termini della prescrizione sia con una modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati punitiva e intimidatoria.Con un emendamento della Lega al ddl Comunitaria calendarizzato per lunedì in aula alla Camera, è arrivata infatti la norma che allarga la responsabilità civile dei magistrati e anticipa di fatto quanto previsto dalla riforma della giustizia approvata dal governo nelle scorse settimane.

Alfano difende la riforma: serve a rendere il processo più giusto
La maggioranza dunque tira dritto, mentre da Torino il guardasigilli Angelino Alfano difende il riassetto messo a punto dai tecnici di Via Arenula (leggi l'Abc). «Se si dice che la riforma costituzionale della giustizia non rende il processo più rapido, si dice il giusto: la riforma serve non per rendere il processo più rapido, ma più giusto». Quindi il ministro sottolinea di volersi assumere «la piena responsabilità politica» delle riforme sulla giustizia che hanno provocato le proteste». Soldi, aggiunge ancora il ministro, «non ce ne sono, la congiuntura internazionale è complicata. Chi mi chiede più soldi e più personale mi chiede la luna». (Ce. Do.)

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